ROBERTO CASTELLUCCI : TRA ECONOMIA ED ARTE
Nato a Sora, ma vissuto a Frosinone fino all’età di
diciannove anni, dopo la maturità classica si è trasferito a Roma per
intraprendere gli studi universitari in Scienze Politiche lavora presso la
Banca d’Italia e ha una grande passione: l’Arte. Si sta parlando di uno dei
relatori del seminario “ARTE CONTEMPORANEA UN FLUSSO ENERGETICO VITALE” evento collaterale al Premio Art-e 2016 di
Veroli e precisamente di Roberto
Castellucci. Entrato subito nello spirito dell’intervista-chiacchierata ha
iniziato a raccontarsi delineando il suo profilo professionale ed umano.
“L’amore per l’arte è nato per caso e l’ho approfondito iniziando a frequentare
gli studi dei più grandi pittori romani del Novecento, particolarmente quelli
di Vespignani ed Attardi. Tipico era la
colazione del sabato mattina con Attardi, un momento bellissimo che mi ha
segnato, Attardi inoltre scriveva benissimo, ritengo, forse meglio di come
dipingesse. Non va dimenticato che all’epoca dietro gli artisti c’erano
movimenti culturali e politici, come, ad esempio, il Futurismo lo è stato per
Balla, invece oggi questa cosa è andata scemando. L’artista deve essere colto
della propria esperienza, essere presente nel proprio tempo, cosciente di
quello che fa nel presente”. In posizione polemica verso una certa critica
attuale, Castellucci sostiene, infatti, che ultimamente “è la critica a creare
l’artista, nulla di più sbagliato, perché la critica deve rivelare quello che è
l’artista e diffonderne il messaggio che
in qualche modo egli non riesce a tirar fuori. Invece molto spesso i critici
d’arte attuano un progetto più economico che artistico e in base a questo
progetto movimentano alcuni artisti rispetto ad altri creando, così, un
processo discriminante. Ma la colpa è anche degli artisti stessi perché l’arte
è comunicazione e dietro ogni quadro ci deve essere un messaggio, un contenuto e
ultimamente, con le nuove tecnologie, si
sta dando più importanza al mezzo della comunicazione rispetto alla
comunicazione stessa. Esistono
infiniti strumenti per trasmettere un messaggio ma questi non sono il messaggio.
La velocità dei mezzi di comunicazione rende il significato effimero e riduce
quello che è il prodotto reale dell’arte: il bello. Quello che conta in arte
non è il momento storico in cui si produce un’opera, bensì il processo con cui
si arriva alla realizzazione della stessa, conta sempre la cultura che c’è
dietro al quadro e all’artista”. Castellucci ha inoltre elaborato una sua
teoria comparativa tra mercato finanziario e arte : “La crisi economica globalizzata odierna
iniziata nel 2005 ed esplosa nel 2007, a
causa dell’eccessiva cartolarizzazione dei titoli edilizi negli USA, procede di
pari passo con quella artistica causata dalla negazione dei contenuti nel privilegio della forma, in un discorso
ormai radicato…apparire è meglio che essere!” Funzionario di banca, blogger,
esperto d’arte, pittore (la sua prima “personale” si svolge, con lusinghieri
esiti sia per la partecipazione che per i riscontri critici, interverrà anche
il prof. Bonito Oliva, all’Hotel Eurostars Roma Congress, nel gennaio 2007),
scrittore, Castellucci vive queste varie attività in modo “schizofrenico” in
una vivificante dissociazione ed in una diversificazione dei ruoli che non
collidono, semmai arricchiscono una
personalità intellettualmente vivace e curiosa. E’ certo che tutto ciò sarà il
punto di forza del suo intervento al seminario di storia dell’arte
contemporanea in programma il venti novembre a Veroli.
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