DOPPIE EMOZIONI IN VILLA
Un doppio
vernissage quello di ieri 18 ottobre, presso la Villa Comunale di Frosinone,
per la quinta edizione della rassegna “ L’Arte visiva contemporanea” curata dal
Prof. Alfio Borghese e con il
patrocinio del Comune rappresentato dall’instancabile e sempre presente
Assessore Rossella Testa . Due
pittori quindi, che si sono divisi le sale espositive in un confronto di stile,
tecnica e sensibilità coloristica: Gianluigi
Baldassarra e Dino Catalano, entrambi laziali, ma con percorsi
artistici ed umani diversi, architetto
il primo e autodidatta il secondo. In Baldassarra lo stile pittorico nasce
dallo studio e dall’evoluzione della topografia applicata alla pittura, nella
ricerca “maniacale” e concettuale della perfezione delle linee, dei vuoti e dei
pieni , delle sfumature dei colori e dei non colori come il bianco e il nero, in una
visione fotografica e cinematografica
dell’arte, nei suoi chiaro-scuri, nei positivi e negativi che privilegiano
le figure umane, sia maschili che femminili. Acrilici che sono “fotogrammi”
nella visione, tutta personale, di un’umanità che "strizza l’occhio", nella
consequenzialità delle immagini, alla pop art . Un percorso visivo come un
tracciato urbanistico, dove i quadri sono disposti anche a terra con la
meticolosità di una creazione architettonica. Una meticolosità riportata sulle
tele in una perfezione di tratto grafico, da far pensare ad una stampa digitale
più che alla mano dell’uomo-pittore. Se
Baldassarra è un artista-tecnico, pur nella sua evoluzione interiore, Catalano, è un artista- artigiano,
infatti nasce come orafo e i suoi quadri hanno, nei colori e nella struttura la
forza evocativa di gioielli preziosi. “Pittore per caso”, come ama definirsi, non
può fare a meno dei colori senza i quali “mi sentirei morire” ed i suoi quadri
sono un inno alla gioia e alla vita, nascendo dalla “pancia” come in un
continuo “parto” da cui vengono alla luce coloratissimi paesaggi ispirati dalla sua città (Sabaudia) e figure femminili dalle “dolci” rotondità messe in
evidenza, nei nudi, dal colore sanguigno del rubino. La capacità orafa si estrinseca nella composizione delle figure stesse, una su tutte “Penelope”
donna dai lunghi capelli al vento e dalle vesti riccamente decorate, in un richiamo alla memoria di soggetti
rinascimentali e klimtiani. L’uso dell’olio spatolato rende ancora più
materici i soggetti dell’artista, nati da un’interiorità sofferente e al tempo
stesso gioiosa, a dimostrazione ed insegnamento che l’arte è energia vitale. Un doppio appuntamento da non perdere per
assaporare emozioni duali, quelle che partono dalla mente e dall’anima in un armonioso “sposalizio” del bello.
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