UN GIULLARE A FROSINONE
IL TEATRO TRA LE PORTE di Frosinone prosegue la sua
escalation questa volta, addirittura, con un testo firmato dal premio Nobel per
la Letteratura Dario Fo, interpretato da
Ugo Dighero, il 29 luglio, nella
sempre affollatissima Piazza Valchera. Il testo in questione, sicuramente il
più celebre e significativo di Fo, é MISTERO BUFFO. Presentato per la prima
volta come “giullarata popolare” nel 1969 a Sestri Levante, è di fatto un
insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati
ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù.
Ebbe molto successo e fu replicato migliaia di volte, perfino negli stadi , in
oltre cinquemila allestimenti in Italia e all’estero. È recitato in una lingua
reinventata, una miscela di molti linguaggi, detta grammelot,
che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle
lingue locali padane. Lo stile irriverente e portato all'eccesso, fa richiamo
alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie e alla
Commedia dell’Arte. Un’opera comica e dissacrante, in cui la vis satirica é
strumento di denuncia contro una millenaria politica di asservimento delle
classi sociali subalterne. Due sono i
monologhi affrontati da Dighero ,Il primo
miracolo di Gesù Bambino e La parpàja topola, due tra i brani più
famosi del repertorio di Fo che uniscono un grande divertimento ad un forte
contenuto sociale trattati con la
medesima leggerezza narrativa.
Il primo monologo, Fo, lo costruisce prendendo spunto dai "Vangeli
apocrifi", quell'insieme di storie legate alla vita di Gesù e degli
apostoli, che furono alla base di tutta la letteratura paleocristiana e, pur
essendo non credente, ne fa un testo rispettoso , non blasfemo, visto con
l’occhio “dell’uomo comune” creando così una
narrazione dallo spessore umano e non trascendente. Il vangelo apocrifo
dal quale è tratto Il primo miracolo di Gesù Bambino è detto
"Proto Matteo". La storia parte con la descrizione del viaggio dei Re
Magi verso Betlemme e del loro arrivo alla capanna dove Gesù, Giuseppe e Maria
sono circondati dai pastori che recano doni al bambinello e prosegue con la
fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Durante il viaggio Gesù, Giuseppe e Maria
si fermano a Jaffa dove trovano alloggio
in una stamberga in periferia più malridotta della stalla di Betlemme. Giuseppe
e Maria vagano per la città per trovare lavoro lasciando, in mezzo alla strada,
il piccolo Gesù a cercare amicizie tra i suoi coetanei. Gesù si trova nella
condizione del "diverso", “ribattezzato” Palestina dagli altri
bambini, cerca di vincere il rifiuto che gli oppongono e, pur di farseli amici,
di riuscire a giocare e ridere con loro, decide di compiere un piccolo,
grazioso miracolo…trasformare l’argilla in veri uccellini. Subito i bimbi
entusiasti lo eleggono " capo dei giochi ", ma quel divertimento
assurdo e fantastico viene distrutto dall'antipatico e prepotente figlio del
padrone della città. E qui la visione di Fo ci presenta un Gesù uguale a tutti
i bambini del mondo con i suoi capricci, le sue disubbidienze, le sue piccole
vendette per affermare il suo “io umano “ pur nella “diversità” che deve essere accettata e non rifiutata.
Dighero prosegue con La
parpàja topola tratta da " Il fabulazzo osceno " del 1982. Per
" osceno " l'autore intende tutta l'area dell'interdetto, del
censurato dalla classe dominante : il sesso, i genitali e le altre componenti di un repertorio sempre represso, ma patrimonio della
fantasia e della libertà trasgressiva del popolo. Liberamente tratta da un
fablieux del 1100 circa del nordest della Francia, narra di un giovane e
sempliciotto capraio, Giavan Pietro, divenuto improvvisamente benestante per le
ricchezze lasciategli in eredità dal suo padrone ed unico amico, affetto da una
forma di misoginia, vera idiosincrasia verso le donne causando al povero ed
ingenuo pastore il terrore e il rifiuto verso l’altro sesso. Con l’improvvisa
ricchezza Giavan Pietro diventa, per le ragazze del paese, un “partito
appetibile” , in special modo per Alessia la più bella di tutte che deve
maritarsi per occultare la sua passione, ricambiata, nei confronti del parroco
Don Faina. Aiutata dalla madre Vulpassa riesce nell’intento d’ingannare
l’ingenuo pretendente e a sposarlo. Ecco
il coup de théâtre , sarà proprio il cuore puro e senza malizie del giovane a
vincere sugli inganni tramati e sul “fabulazzo osceno” e a far breccia nei sentimenti di Alessia in un
finale di grande tenerezza poetica.
Ugo Dighero ,
cresciuto in una famiglia dove il teatro era di casa per passione non per
lavoro, ha iniziato la sua carriera a diciannove anni presso la scuola del
Teatro Stabile di Genova, dove è nato. Conosciuto,
principalmente per i suoi ruoli televisivi (Avanzi; Hollywood Party ; Un medico in famiglia; Mai dire gol ; R.I.S. - Delitti imperfetti ;
Rossella…per citarne solo alcuni) è stato, per chi scrive e non solo, una
grande rivelazione teatrale….mattatore istrionico anche nel presentare i due
monologhi che sono entrati nella sua vita, nella sua mente e nel suo cuore
trentacinque anni fa dopo una “folgorazione” televisiva quando la Rai trasmise, in sei puntate, Mistero Buffo. Un grande amore, quindi,
lo stesso che ha trasfuso in chi ha avuto il privilegio di assistere al suo
spettacolo, ieri sera, tenendo il foltissimo pubblico col fiato sospeso in un
religioso silenzio interrotto solo dalle risate, in due prove di grandissima
bravura ,di inarrestabile agilità verbale e fisica da vero e coinvolgente
“giullare”. Instancabile ha donato un bis con una sua "poesia futurista" in un ideale ponte verbale e intellettuale con Fo in cui ha denunciato i giochi di potere, la politica delle guerre e del denaro dei paesi occidentali attraverso l'immagine di un aereo che esporta la DEMOCRAZIA"...perchè noi siamo i buoni, abbiamo una mania esportare la democrazia, non la tua, la MIA!" Auspichiamo tutti un suo
futuro ritorno, in quel di Frosinone, per poter
rivivere i momenti che ci ha
regalato di straordinaria professionalità e di disponibile umanità. Ad majora
semper !
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