FLEBOWSKY STORIE DI ORDINARIA CORSIA
Anche per il secondo appuntamento ( 15 luglio) con il TEATRO
TRA LE PORTE si è registrato il sold out a Frosinone. Un’iniziativa che sta
riscuotendo il meritatissimo successo grazie all’impegno dell’Amministrazione
comunale e alla qualità delle compagnie teatrali che, ogni mercoledì sera, si
stanno passando il “testimone” in un rendez-vous ormai irrinunciabile per tutta
la cittadinanza. Parafrasando “Storie di ordinaria follia” di Charles Bukowski,
Nicola Pistoia, alias Flebowsky, ha portato in scena “Storie
di ordinaria corsia” in cui, effettivamente, un po’ di “follia” serpeggia tra
le corsie di questo immaginario ospedale. Un lunghissimo atto unico ( circa due
ore) , un monologo, con intermezzi dialoganti, sostenuto con brillante e faticosa presenza
scenica da Pistoia, Ketty Roselli e Armando Puccio . Una
riduzione teatrale del testo letterario di Fabrizio
Blini che con sguardo divertito, attraverso una lente d’ingrandimento
spietatamente realistica, mette a nudo più i vizi che le virtù del mondo
ospedaliero con un linguaggio graffiante e parodistico…”Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare…” da
questa citazione del film cult Blade
Runner, Flebowsky, comincia il suo lungo monologo sulla vita ospedaliera e su
tutto ciò che le ruota intorno.. Flebowsky è il malato cronico ( o
immaginario?) n°24 che è” una ventina di casi unici…un degente da manuale…un artista…
dalle sue cartelle cliniche risulta che ha imparato a ricoverarsi prima
d’imparare a camminare, “nella mia biblioteca ho il dispiacere di ostentare una
Treccani di cartelle cliniche, una collezione di lastre e di Tac rarissime,
esami brillantemente superati con la temperatura media del trentanove e sette:
un meraviglioso viaggio nel corpo umano, il mio”…. In una sorta di “bestiarium
medievale” vengono presentate tutte le tipologie di persone che gravitano negli
ospedali senza omissioni e senza sconti a nessuno…uno sguardo ironico e amaro
sui medici nelle loro varie gerarchie, sugli infermieri, sui portantini, sui
parenti in visita presentati, in un allarme rosso, come fantascientifici “visitors” e sugli stessi malati
anche loro sezionati da un “bisturi” impietoso. A Ketty Roselli e Armando
Puccio il compito di rappresentare tutta questa umanità, più o meno dolente,
nei loro vorticosi cambi di costume e di personaggio facendo da contraltare al
lungo monologo del paziente n°24. Nessuno è stato dimenticato: c’è la suora cappellona “nazista” verso i malati ( Suor Caporetto- Armando Puccio), c’è la
portantina coatta che spinge la sedia a rotelle cantando in romanesco (Ketty
Roselli), ci sono il dottorino alle prime armi, il medico distratto dalle
chattate con l’amante di turno (Armando Puccio), la caposala in versione
“militare" con un camice “pluridecorato” affetta da sindrome di onnipotenza, la
psicologa dolce ed umana, la moglie pugliese , di un ricoverato, iper efficiente ed
iper rompiscatole ( Ketty Roselli), il malato che ne sa più dei medici e
dispensa consigli e prescrizioni mediche a tutti (Armando Puccio)…nessuno è
stato dimenticato in un ospedale che è Circo e non luogo, dove l’unico momento
di umanità si avverte alla vigilia di Natale. In tutta questa tragica farsa è la
battuta conclusiva a racchiudere il vero, umano e filosofico senso di tutta la
pièce : “È necessario comprendere che la gente non muore perché si ammala, ma
si ammala perché comincia a morire”. Inutile sottolineare la grandissima
performance dei tre protagonisti e la loro straordinaria capacità di far
riflettere ridendo grazie anche a Gigi
Piola che con il suo timbro registico ha contribuito alla straordinaria
riuscita dello spettacolo.
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