venerdì 22 maggio 2015

WOLFGANG LEIBNITZ ENTUSIASMA TERRACINA



Con l’appuntamento di stasera, al Santuario della Delibera di Terracina, siamo giunti alla vigilia della conclusione di una Settimana Mozartiana veramente perfetta per organizzazione e contributi musicali. Un appuntamento particolarmente importante che vede protagonista un pianista di fama internazionale, Wolfgang Leibnitz  ( Meerane, Sassonia,  1936,  ha iniziato a studiare il pianoforte a sei anni e si è esibito pubblicamente a undici. Ha acquisito la maestria della tastiera dal  suo maestro Claudio Arrau di cui è stato per anni il pupillo, i critici lodano la sua "genialità pianistica e maturità musicale", la sua "grande naturalezza" e "tutta la sua perfezione tecnica”. Dal 1961 vive a Monaco di Baviera, il suo repertorio comprende l'intera gamma della letteratura pianistica compresa quella contemporanea, è esemplare interprete di  Debussy e Mozart . Nel 1988 ha fondato il Trio Leonardo. I tour di concerti come solista, accompagnatore e musicista da camera, lo hanno portato in molti paesi europei, in  Sud America e Arabia Saudita. E’ membro del complesso, come  solista, della Filarmonica di Monaco).   Un breve saluto, prima del concerto,  del Presidente dell’AMI di Terracina, M° Bruno Di Girolamo, che ha voluto ringraziare anzitutto i Padri Cappuccini che così gentilmente e pazientemente hanno messo a disposizione delle serate musicali la loro chiesa, le persone che hanno dato il loro contributo alla riuscita dei concerti e convegni, i musicisti  che si sono succeduti nelle varie serate e i compositori che con la loro musica immortale hanno permesso   la realizzazione di tutto ciò. Il programma non prevedeva solo Mozart, anche Haydn, Chopin e Ravel, diversissimi tra loro , ma legati dall’eccellenza pianistica. La Sonata in mi bemolle maggiore n.59  Hob.XVI/49 ( Allegro non troppo - Adagio e Cantabile-Tempo di minuetto) , fu composta (1789-1790) da Haydn per Marianne von Genzinger , la moglie del medico della famiglia Esterházy nella quale egli prestava servizio come compositore e kapellmeister. La sua parabola creativa abbraccia circa mezzo secolo avendo come punto di partenza le tradizioni vocali e strumentali del tardobarocco austriaco e tedesco da cui si allontanerà progressivamente per compiere una sintesi originalissima che sfocerà nella creazione della sinfonia e quartetto moderni , gettando così le basi per il classicismo musicale. La Sonata n. 59 condivide un certo stile intimo con altri lavori composti per la von Genzinger , con la quale iniziò, nel 1789, una relazione platonica assai intensa,  è considerata una delle sue più belle sonate le quali avranno una visibile influenza su Beethoven. Da un inizio brillante e vivace e assai difficile tecnicamente (Allegro non troppo) si passa al movimento centrale (Adagio e cantabile) facilmente riconoscibile dalla sua idea melodica che nella parte centrale assume accenti drammatici, il minuetto finale è più sviluppato rispetto ai canoni tradizionali. E’ la volta del “padrone di casa” con la sua Fantasia  in do minore K. 475 (1785) che è la quarta ed ultima delle sue composizioni consimili scritte nello stile dell’improvvisazione. Un inizio con l’Adagio dal tema misteriosamente interrogativo come un minaccioso addensarsi di nubi che racchiude una sorprendente concezione sinfonica  della scrittura pianistica;  l’Allegro irrompe all’improvviso con il suo tema agitato per poi mutare in un tono galante dai deliziosi arpeggi; l’Andantino è aperto da un’idea semplice e graziosa che assume gradatamente toni sempre più gravi e patetici per sfociare nel Più Allegro finale dalle tonalità  dell’allegro precedente.
Breve intervallo e la musica riparte da F. Chopin (1810-1849) uno dei grandi maestri della musica romantica, definito “poeta del pianoforte”, egli inventò la forma musicale nota come ballata strumentale e apportò innovazioni ragguardevoli alla sonata per pianoforte, alla mazurca, al valzer, al notturno, alla polonaise, allo studio, all'improvviso, allo scherzo e al preludio. Il M° Leibnitz ha proposto la Sonata n.2 in si bemolle minore op. 35 (Grave: Doppio movimento-Scherzo-Marcia funebre: Lento-Finale: Presto). La Sonata  nata intorno alla Marcia funebre, che ne costituisce il terzo movimento, fu composta già nel 1837. In una lettera a Fontana dell'agosto del 1839 da Nohant, Chopin scrive: “Sto componendo una Sonata in si bemolle minore in cui si troverà la Marcia funebre che tu già conosci. C'è un Allegro, poi uno Scherzo in mi bemolle minore e, dopo la Marcia, un piccolo finale, non molto lungo - tre pagine della mia scrittura - in cui la mano sinistra chiacchiera all'unisono con la mano destra” ,la Marcia funebre, dunque, non è solamente il fulcro emozionale della Sonata e la sua pagina più celebre,  è l'anima e il senso stesso dell'intera composizione. La conclusione è affidata a M. Ravel (1875- 1937), il cui brano più celebre per orchestra è certamente il  Boléro,  molto nota è anche l'orchestrazione, realizzata nel 1922, dei Quadri di un'esposizione di Modest Mussorgsky. Egli stesso descrisse il suo Boléro come "una composizione per orchestra senza musica". Le orchestrazioni di Ravel sono da apprezzare in modo particolare per l'utilizzo delle diverse sonorità e per la complessa strumentazione. Ravel fu influenzato non solo da Debussy, ma anche dalla musica russa e spagnola, e dal jazz degli Stati Uniti, è considerato impressionista al pari di Debussy. Quando il compositore statunitense George Gershwin incontrò Ravel, gli parlò del desiderio di studiare, se possibile, con lui e quest'ultimo rispose: "Perché dovresti essere un Ravel di secondo livello quando puoi essere un Gershwin di primo livello?   Il suo Ondine, da Gaspard de la nuit, è il pezzo che conclude la serata. Quando si parla di Gaspard de la nuit, ogni pianista si spaventa: non solo per l’atmosfera terrificante e surreale che Ravel riesce ad evocare, ma anche, e soprattutto,  per l’estrema difficoltà tecnica richiesta all’esecutore, tanto che il brano è considerato fra le pagine in assoluto più impegnative di tutto il repertorio pianistico. Ispirata all’omonima raccolta di Aloyisius Bertrand, poeta maledetto fra i principali ispiratori di Charles Baudelaire. Ondine nel poema è una sirena che, rivolgendosi ad un uomo, gli descrive, cantando, il suo mondo fantastico, tentando di sedurlo. Quando poi egli le risponde che ama una donna mortale, la creatura dapprima piange, poi scoppia a ridere e si dissolve nel nulla. Ravel coglie l’atmosfera misteriosa e oscura del poema, e sviluppa all’interno del brano i suoi personaggi. La composizione inizia con una serie di accordi ripetuti molto velocemente e in una sonorità misteriosa, oscura e “acquatica”, figurazione che sarà la base di tutto il brano e che ben richiama all’ immaginazione dell’ascoltatore i “tetri raggi della luna”, la “bella notte stellata” e il “bel lago dormiente” descritti nel poema. Un brano di forte impatto emotivo ed evocatico che Leibnitz è riuscito perfettamente a trasmettere al pubblico. Interprete di grande personalità e dall’ottimo controllo del suono ad ogni esecuzione egli si è calato nello spirito dei compositori con estrema duttilità, perfezione tecnica e suono cristallino dimostrando che l’esercizio musicale mantiene giovani nello spirito e nel fisico. Applausi calorosissimi ad un “giovane anziano” della tastiera e un bis scintillante con uno Studio di Chopin!




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