venerdì 8 maggio 2015

FLASHBACK ANAGNI PARTE PRIMA

Anagni vanta una storia millenaria, la leggenda la annovera tra le città saturnie, le cinque città della Ciociaria fondate dal dio Saturno (Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino, quest'ultima detta anche Antino), sottomessa dai Romani nel 306 a.C., divenne prefettura e poi municipio. L’epoca per la quale è principalmente conosciuta è quella medievale, fu libero comune e nel XIII secolo cadde sotto la signoria dei Caetani. In questo periodo visse una fase di straordinario splendore, dando alla Chiesa ben quattro papi e divenendo residenza pontificia, tanto da meritare l'appellativo di "Città dei Papi" (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII)  il suo nome, però, resta indelebilmente legato a Papa Bonifacio VIII e all’episodio dello “schiaffo”. Per tenere sempre viva l’importanza storica della città, il Professor Gioacchino Giammaria, Presidente dell’ Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale, da quarant’anni è impegnato nella ricerca storica e nello studio degli avvenimenti legati a Bonifacio VIII e questo pomeriggio alle ore 17, nell’Auditorium comunale anagnino ( ex Chiesa di Sant’Antonio Abate) ne ha dato ampia dimostrazione nella conferenza del ciclo "Flashback Anagni parte prima" organizzata dalla giovanissima ( 20 novembre 2014) Associazione Culturale Anagnia Redit nata dalla volontà e dal forte impegno civile di sette studenti  anagnini (Presidente : Davide Salvati; Vice Presidente: Enrico De Carolis; Segretario Amministrativo: Davide Aulino; Consiglieri: Filippo Del Monte, Paolo Morabito, Claudia Piscitelli e Gianmarco Piccinilli).
La figura di Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, fu particolarmente controversa , ultimo Papa teocratico, segna il confine tra  Medioevo e Rinascimento. Pur avendo fatto la storia di Anagni, paradossalmente, non si ha certezza che vi sia nato e non si ha neppure sicurezza sulla sua data di nascita (tra 1225 e 1235), il suo cognome ne rivela comunque le origini legate alla città di Gaeta. I Caetani,  famiglia di “milites ecclesiae”, di piccola nobiltà locale legata alla terra con mire espansionistiche per l’acquisizione del titolo di signori feudali , accrebbe le sue ricchezze grazie ai forti legami con la Chiesa nelle persone di Pietro Caetani vescovo di Todi, prima, e di Bonifacio poi.  Uomo di grande cultura giuridica, B. studiò ad Anagni presso la scuola della cattedrale e fu canonico oltre che della città ciociara anche di Todi , uno dei massimi esperti della Curia romana fu avvocato concistoriale, notaio e cancelliere . Divenuto cardinale fu investito del ruolo diplomatico che svolse in Francia e in Inghilterra accrescendo così il suo prestigio e le sue ricchezze. Eletto Papa il 24 dicembre 1294, dopo la grande rinuncia di Celestino V, ebbe un pontificato complesso sia dal punto di vista spirituale che temporale, in un periodo storico di forte transizione in cui gli stati europei si stavano evolvendo da monarchie feudali a stati nazionali, dove la politica interna e estera diventava sempre più indipendente dal potere temporale della chiesa, Bonifacio si oppose fortemente a tali mutamenti, cercando di ristabilire il primato papale. Per queste sue posizioni, in netta controtendenza rispetto al suo tempo, Papa Bonifacio VIII fu uno dei pontefici più controversi e discussi del medioevo sia durante il suo pontificato sia nei secoli successivi.  Con l’enciclica del 22 febbraio 1300 indisse il Giubileo del “Grande perdono” trasformando Roma in una nuova Gerusalemme godendo così di un periodo di gloria personale e di tregua con i suoi nemici, specie i Colonna in conflitto con lui per l’acquisizione delle  terre di Ninfa e di Norma.
Alla famiglia Colonna, alleata con la Francia di Filippo il Bello,  infatti è legato il famoso episodio dello “schiaffo di Anagni”. All'inizio di settembre del 1303 Guglielmo di Nogaret , Sciarra Colonna e Rinaldo di Supino, entrati indisturbati in Anagni, riuscirono a catturare il papa dopo un assalto al palazzo pontificio e per tre giorni Bonifacio restò nelle mani dei congiurati, che non risparmiarono ingiurie alla persona del pontefice, infliggendogli  così uno “schiaffo” morale, non certo fisico essendo egli protetto dalle sue guardie personali: un templare e un giovannita,  dal quale uscì prostrato nella psiche e nel fisico già provato dalla calcolosi renale che lo affliggeva da tempo. Liberato dagli anagnini rientrò il 25 settembre a Roma sotto la protezione della famiglia Orsini morendo sedici giorni dopo e  lasciando traccia indelebile del suo passaggio terreno anche grazie al Sommo Poeta che nella Divina Commedia lo collocò nel girone infernale dei simoniaci (Inferno, Canto XIX, 52-57), riscattandolo poi nel XX° canto del Purgatorio.




Questa la sintesi dell’excursus storico di Giammaria a cui ha fatto seguito l’intervento della Dottoressa Federica Romiti, Responsabile Conservatore per i Servizi Museali di Palazzo Bonifacio VIII, del quale ha ampiamente descritto l’aspetto strutturale e storico con il supporto di immagini .
Il Palazzo di Bonifacio VIII, costruito su terreno paterno da papa Gregorio IX, della famiglia Conti,  a partire dagli inizi del Duecento, fu secondo alcuni studiosi completato unitariamente prima del 1227 e nel 1297 l’edificio passò alla proprietà di papa Bonifacio VIII e della sua famiglia. Nella prima metà del XIII secolo un massiccio intervento trasformò in palazzo alcune precedenti strutture, consistenti in almeno due case e una torre, con la partecipazione di maestranze federiciane. Il corpo principale del palazzo si presenta all’esterno come una tipica residenza baronale di inizio 1200: due grandi arcate in pietra, una scalinata esterna laterale che dà accesso al primo piano e nella parte superiore cinque bifore, con la triplice funzione di abbellire la facciata, dare luce all’interno ed alleggerire la struttura muraria. Una fase costruttiva posteriore aggiunse l’ala a sinistra del corpo principale, collegando i due edifici con un arco a sesto acuto (oggi murato). La prima sala è divisa in due parti da un grande arco in pietra terminante su interessanti capitelli con elementi architettonici cistercensi. Attualmente l’unico accesso al piano superiore è assicurato da una scala elicoidale in pietra, posta all’interno di quello che una volta era un torrione. Al termine della scala una balaustra dà accesso alle sale principali, i cui nomi rimandano ai temi pittorici degli affreschi in esse contenuti. La sala degli scacchi:  in cui sono rappresentate forme quadrilobate che inscrivono delle scacchiere, con fiori ad otto petali elicoidali contenuti negli spazi intermedi. Nonostante la prima interpretazione fosse araldica (in riferimento all’aquila scaccata della famiglia Conti), oggi si crede che le scacchiere rappresentino più semplicemente l’omonimo gioco: su una scacchiera infatti si fronteggiano due eserciti, è l’arte della guerra, la summa della strategia militare, di esclusivo appannaggio della classe nobiliare. La sala delle oche:  in cui sono rappresentati volatili generalmente individuati come oche. Osservando più attentamente si nota invece una grande variabilità morfologica, basti guardare alla lunghezza del becco, del collo ed alla forma del corpo degli uccelli. Ne risulta una sorta di atlante su parete della cacciagione dell’epoca (pivieri, trampolieri, pernìci, ecc.). Considerando il probabile periodo di esecuzione degli affreschi (XIII secolo) è d’obbligo riferirsi alla cultura contemporanea, in particolare alla singolare attenzione naturalistica federiciana. La classificazione dei volatili è così data da un confronto diretto con l’aviofauna descritta nel trattato sulla falconeria “De arte venandi cum avibus”, attribuito a Federico II. La sala dello schiaffo: reca affreschi romboidali al cui interno sono raffigurati fiori ad otto petali, circoscritti da cornici floreali già presenti nelle decorazioni dei palazzi imperiali dell'antica Roma.

Anche se il periodo di maggior splendore lo conobbe durante il pontificato di Bonifacio VIII, Anagni  reca ancora tutto il fascino del medioevo nell’integrità dei suoi monumenti  preservati dall’impegno costante e appassionato degli amministratori e di cittadini innamorati della sua unicità… l’invito di chi scrive è di scoprire questo tesoro per goderne tutte le bellezze storiche, architettoniche e  paesaggistiche.

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