FLASHBACK ANAGNI PARTE PRIMA
Anagni vanta una storia millenaria, la leggenda la annovera
tra le città saturnie, le cinque città della Ciociaria fondate dal dio Saturno
(Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino, quest'ultima detta anche Antino), sottomessa
dai Romani nel 306 a.C., divenne prefettura e poi municipio. L’epoca per la
quale è principalmente conosciuta è quella medievale, fu libero comune e nel
XIII secolo cadde sotto la signoria dei Caetani. In questo periodo visse una
fase di straordinario splendore, dando alla Chiesa ben quattro papi e divenendo
residenza pontificia, tanto da meritare l'appellativo di "Città dei
Papi" (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII) il suo nome, però, resta indelebilmente
legato a Papa Bonifacio VIII e all’episodio dello “schiaffo”. Per tenere sempre
viva l’importanza storica della città, il Professor
Gioacchino Giammaria, Presidente
dell’ Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale, da quarant’anni è
impegnato nella ricerca storica e nello studio degli avvenimenti legati a
Bonifacio VIII e questo pomeriggio alle ore 17, nell’Auditorium comunale
anagnino ( ex Chiesa di Sant’Antonio Abate) ne ha dato ampia dimostrazione
nella conferenza del ciclo "Flashback Anagni parte prima" organizzata dalla giovanissima
( 20 novembre 2014) Associazione
Culturale Anagnia Redit nata dalla
volontà e dal forte impegno civile di sette studenti anagnini (Presidente : Davide Salvati; Vice
Presidente: Enrico De Carolis; Segretario Amministrativo: Davide Aulino; Consiglieri:
Filippo Del Monte, Paolo Morabito, Claudia Piscitelli e Gianmarco Piccinilli).
La figura di Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, fu
particolarmente controversa , ultimo Papa teocratico, segna il confine tra Medioevo e Rinascimento. Pur avendo fatto la
storia di Anagni, paradossalmente, non si ha certezza che vi sia nato e non si
ha neppure sicurezza sulla sua data di nascita (tra 1225 e 1235), il suo cognome
ne rivela comunque le origini legate alla città di Gaeta. I Caetani, famiglia di “milites ecclesiae”, di piccola
nobiltà locale legata alla terra con mire espansionistiche per l’acquisizione
del titolo di signori feudali , accrebbe le sue ricchezze grazie ai forti
legami con la Chiesa nelle persone di Pietro Caetani vescovo di Todi, prima, e
di Bonifacio poi. Uomo di grande cultura
giuridica, B. studiò ad Anagni presso la scuola della cattedrale e fu canonico
oltre che della città ciociara anche di Todi , uno dei massimi esperti della
Curia romana fu avvocato concistoriale, notaio e cancelliere . Divenuto
cardinale fu investito del ruolo diplomatico che svolse in Francia e in
Inghilterra accrescendo così il suo prestigio e le sue ricchezze. Eletto Papa
il 24 dicembre 1294, dopo la grande rinuncia di Celestino V, ebbe un
pontificato complesso sia dal punto di vista spirituale che temporale, in un
periodo storico di forte transizione in cui gli stati europei si stavano
evolvendo da monarchie feudali a stati nazionali, dove la politica interna e
estera diventava sempre più indipendente dal potere temporale della chiesa,
Bonifacio si oppose fortemente a tali mutamenti, cercando di ristabilire il
primato papale. Per queste sue posizioni, in netta controtendenza rispetto al
suo tempo, Papa Bonifacio VIII fu uno dei pontefici più controversi e discussi
del medioevo sia durante il suo pontificato sia nei secoli successivi. Con l’enciclica del 22 febbraio 1300 indisse il
Giubileo del “Grande perdono” trasformando Roma in una nuova Gerusalemme godendo
così di un periodo di gloria personale e di tregua con i suoi nemici, specie i
Colonna in conflitto con lui per l’acquisizione delle terre di Ninfa e di Norma.
Alla famiglia Colonna, alleata con la Francia di Filippo il
Bello, infatti è legato il famoso
episodio dello “schiaffo di Anagni”. All'inizio di settembre del 1303 Guglielmo
di Nogaret , Sciarra Colonna e Rinaldo di Supino, entrati indisturbati in
Anagni, riuscirono a catturare il papa dopo un assalto al palazzo pontificio e
per tre giorni Bonifacio restò nelle mani dei congiurati, che non risparmiarono
ingiurie alla persona del pontefice, infliggendogli così uno “schiaffo” morale, non certo fisico essendo egli protetto dalle sue guardie personali: un templare e un giovannita, dal quale uscì
prostrato nella psiche e nel fisico già provato dalla calcolosi renale che lo
affliggeva da tempo. Liberato dagli anagnini rientrò il 25 settembre a Roma
sotto la protezione della famiglia Orsini morendo sedici giorni dopo e lasciando traccia indelebile del suo passaggio
terreno anche grazie al Sommo Poeta che nella Divina Commedia lo collocò nel
girone infernale dei simoniaci (Inferno, Canto XIX, 52-57), riscattandolo poi nel XX° canto del Purgatorio.
Questa la sintesi dell’excursus storico di
Giammaria a cui ha fatto seguito l’intervento della Dottoressa Federica Romiti, Responsabile Conservatore per i
Servizi Museali di Palazzo Bonifacio VIII, del quale ha ampiamente descritto l’aspetto strutturale
e storico con il supporto di immagini .
Il Palazzo di Bonifacio VIII, costruito su terreno paterno
da papa Gregorio IX, della famiglia Conti, a partire dagli inizi del Duecento, fu secondo
alcuni studiosi completato unitariamente prima del 1227 e nel 1297 l’edificio
passò alla proprietà di papa Bonifacio VIII e della sua famiglia. Nella prima
metà del XIII secolo un massiccio intervento trasformò in palazzo alcune
precedenti strutture, consistenti in almeno due case e una torre, con la
partecipazione di maestranze federiciane. Il corpo principale del palazzo si
presenta all’esterno come una tipica residenza baronale di inizio 1200: due
grandi arcate in pietra, una scalinata esterna laterale che dà accesso al primo
piano e nella parte superiore cinque bifore, con la triplice funzione di
abbellire la facciata, dare luce all’interno ed alleggerire la struttura
muraria. Una fase costruttiva posteriore aggiunse l’ala a sinistra del corpo
principale, collegando i due edifici con un arco a sesto acuto (oggi murato).
La prima sala è divisa in due parti da un grande arco in pietra terminante su
interessanti capitelli con elementi architettonici cistercensi. Attualmente
l’unico accesso al piano superiore è assicurato da una scala elicoidale in
pietra, posta all’interno di quello che una volta era un torrione. Al termine
della scala una balaustra dà accesso alle sale principali, i cui nomi
rimandano ai temi pittorici degli affreschi in esse contenuti. La sala degli scacchi: in cui sono rappresentate forme quadrilobate
che inscrivono delle scacchiere, con fiori ad otto petali elicoidali contenuti
negli spazi intermedi. Nonostante la prima interpretazione fosse araldica (in
riferimento all’aquila scaccata della famiglia Conti), oggi si crede che le
scacchiere rappresentino più semplicemente l’omonimo gioco: su una scacchiera
infatti si fronteggiano due eserciti, è l’arte della guerra, la summa della
strategia militare, di esclusivo appannaggio della classe nobiliare. La sala delle oche: in cui sono rappresentati volatili generalmente
individuati come oche. Osservando più attentamente si nota invece una grande
variabilità morfologica, basti guardare alla lunghezza del becco, del collo ed
alla forma del corpo degli uccelli. Ne risulta una sorta di atlante su parete
della cacciagione dell’epoca (pivieri, trampolieri, pernìci, ecc.).
Considerando il probabile periodo di esecuzione degli affreschi (XIII secolo) è
d’obbligo riferirsi alla cultura contemporanea, in particolare alla singolare
attenzione naturalistica federiciana. La classificazione dei volatili è così
data da un confronto diretto con l’aviofauna descritta nel trattato sulla
falconeria “De arte venandi cum avibus”, attribuito a Federico II. La sala dello schiaffo: reca affreschi romboidali al cui interno sono raffigurati fiori ad otto petali, circoscritti da cornici floreali già presenti nelle decorazioni dei palazzi imperiali dell'antica Roma.
Anche se il periodo di maggior splendore lo conobbe durante
il pontificato di Bonifacio VIII, Anagni
reca ancora tutto il fascino del medioevo nell’integrità dei suoi
monumenti preservati dall’impegno costante
e appassionato degli amministratori e di cittadini innamorati della sua unicità…
l’invito di chi scrive è di scoprire questo tesoro per goderne tutte le
bellezze storiche, architettoniche e
paesaggistiche.
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