SULLE TRACCE DI UN GENIO MUSICALE
Nel secondo appuntamento della Settimana Mozartiana di Terracina la musica cede momentaneamente il
posto alla poesia attraverso il convegno di lunedì 18 presso l' Auditorium di S. Domenico, “Sulle tracce di un genio musicale”, dedicato quasi esclusivamente
al librettista di Mozart, Lorenzo Da Ponte.
Per presentare la figura del sacerdote veneto, al secolo, Emanuele Conegliano ( 1749- 1838), si sono alternati tre docenti
universitari di Roma ed un compositore e docente del Conservatorio di
Frosinone: Giovanni La Rosa, Rino
Caputo, Luca Bassi e Antonio D’Antò. Un “quartetto” di chiara fama che ha
donato il proprio contributo e le proprie eccellenze per evidenziare e
sottolineare una personalità variegata come quella di Da Ponte relegata
ingiustamente all’esclusivo ruolo di librettista mozartiano. Il primo
contributo a ciò è stata la proiezione del docufilm realizzato dal Prof. La Rosa ( novecentista ha svolto una intensa attività drammaturgica per
conto di Scuole Superiori e dell’Università, dal 1990 è collaboratore del
Centro di Lingua e Cultura Italiana della Scuola IAD presso l’Università di Tor
Vergata) una carrellata di immagini e versi ( “L’urlo” di P.P. Pasolini e
“Nuvole” favola di G. La Rosa) per ricreare il percorso di vita di Da Ponte da
Venezia agli Stati Uniti dove creò, a New York, la cattedra di Letteratura
Italiana alla Columbia University . Nella sua vita avventurosa che lo portò in
giro per l’Europa e alla fine anche in America, da Ponte fu un instancabile
divulgatore della lingua e letteratura italiane specie di Dante Alighieri.
Della sua figura di fine letterato, e non solo, fu anche stampatore, editore,
libraio, ha ampiamente parlato il Prof.
Rino Caputo (professore
ordinario di Letteratura Italiana dell'Università di Roma “Tor Vergata”, ha
pubblicato saggi e volumi su Dante, Petrarca, Manzoni e il primo romanticismo
italiano, Pirandello e sulla critica letteraria italiana e nordamericana contemporanea)
svincolandolo dal ruolo di semplice librettista. “La poesia della musica e la
musica della poesia” questi erano Da Ponte e Mozart, un connubio perfetto che
li portò a creare tre capolavori assoluti : Le Nozze di Figaro, Così fan tutte e il Don Giovanni. Da Ponte era consapevole del suo valore tanto
da diventare scomodo nell’ambiente letterario non risparmiando polemiche
verso librettisti meno dotati di lui, fu un
poeta dal verseggiare facile
padroneggiando il linguaggio di Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso, Metastasio
presenti sempre nei suoi libretti operistici. L’italiano era lingua
ufficiale e universale delle opere liriche e non solo, tutta l’Europa colta
dell’epoca parlava il nostro idioma, lo
stesso Mozart ne conosceva le più sottili sfumature. Le sue “Memorie”( 1827)
scritte in forma di romanzo hanno una grande valenza letteraria al pari di
quelle di G.B. Vico, P. Giannone, C. Goldoni e Casanova. L’intervento del Prof. Bassi (ricercatore presso l'Università di Roma 2 e, in
cotutela, presso la LMU di Monaco di Baviera sta conducendo dal 2011
un'approfondita ricerca su Lorenzo Da Ponte e la sua produzione librettistica e
poetica. Si occupa di librettistica del XVIII° sec. e ha seguito, nel 1994, un
corso di musicologia con Roman Vlad) ha
delineato sempre più il rapporto Da Ponte- Mozart a partire dal loro incontro avvenuto grazie al
banchiere Raymund von Plankestern
Wetzlar il quale possedeva una lussuosa residenza sulla Hohe Brücke, a Vienna,
meta di frequenti visite di Wolfgang, ansioso di ottenere incarichi e commissioni grazie all’influenza
del ricco ospite, ebreo massone,
convertitosi al Cristianesimo nel 1779, Lorenzo si trovava nella medesima
condizione e per lo stesso motivo, frequentava la residenza del banchiere. Un
incontro che cambierà per sempre
prospettive e approccio al
testo/musica nell’Opera, indissolubilmente legate l’uno all’altra, reciprocamente dipendenti. Nei quattro anni che vanno dal 1786 al 1790,
il pubblico viennese e quello praghese, ebbero il privilegio di assistere a quello che
probabilmente è tra i più alti momenti della produzione operistica
di sempre. Pur nelle loro personalità tanto diverse , ma
compatibili, crearono un’alchimia perfetta tra verso e musica che convergerà nella loro straordinaria trilogia italiana. La
conclusione più logica a questo illuminante convegno è la guida all’ascolto proposta
dal M° D’Antò (compositore e docente
di Armonia presso il Conservatorio “L. Refice” di Frosinone, docente di
Composizione nei Trienni e Bienni presso il medesimo Istituto, alterna
l’attività di compositore a quella di direttore d’orchestra dedicandosi in
particolare alla musica moderna e contemporanea , ha fondato e tuttora dirige
il coro da camera “D. Paris”. Le sue
composizioni sono state eseguite in Italia e all’estero da importanti
interpreti) con il primo movimento dalla Sinfonia
K550 n. 40 e con l’Aria di Leporello
dal Don Giovanni. Da compositore
, D’Antò, ha spiegato all’uditorio che esistono due modelli compositivi quello
di Mozart e quello di Beethoven. Mozart metteva sul pentagramma la musica solo
dopo averla interamente creata e organizzata nella sua mente, tant’è che non esistono
correzioni nelle sue partiture ed è questo che lo ha reso genio assoluto; Beethoven invece, “artigiano” della musica, nel senso più alto del
termine, procedeva con appunti che segnava non appena aveva l’idea musicale
fino alla loro correzione e rielaborazione finale. Due procedure estremamente
diverse ma che hanno generato capolavori straordinari. L’ascolto dell’Allegro Molto ( esecuzione di
N. Harnoncourt con la Chamber Orchestra
of Europe) pone l’accento sulla tripartizione della tonalità, dal sol min al fa diesis
min in un continuo dialogo fra archi e fiati in cui l’oboe prende il posto dell’organo
e dove l’esposizione viene ripetuta due volte, proprio per permettere la
memorizzazione del motivo principale, per poi passare allo sviluppo del tema
musicale. L’Aria di Leporello ,“Madamina
il catalogo è questo…”,è divisa in due sezioni: un inizio “sfrontato” (
Allegro) in cui il basso-baritono o basso srotola l’elenco delle conquiste del
suo padrone in un conteggio da “ragioniere” a cui segue una parte più “delicata”(
Andante con moto) in cui descrive le sue
preferenze e le sue modalità d'approccio, destando così l'orrore di Donna
Elvira. Nel gorgheggio finale di Leporello “…Voi sapete quel che fa” c’è tutta
l’allusione al rapporto carnale trattato da Mozart con inconfondibile grazia ed
eleganza. Si conclude così un
appuntamento altamente istruttivo adeguato all’importanza dell’Associazione Mozart che sarebbe auspicabile ramificasse in tutta
Italia, Frosinone compresa, per dare l’opportunità a chi ama il genio
salisburghese di approfondirne la conoscenza grazie a contributi elevati come
quelli di questa sera.
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