VINICIO PRIZIA- IL BESTIARIO IMMAGINIFICO
Nel Medioevo il “bestiario” o
bestiarium era una particolare categoria
di libri che raccoglieva immagini e brevi descrizioni relative ad animali reali
o immaginari. La spiritualità visionaria medioevale creò “gargoyle” di ogni
sorta, da figure demoniache a facce gioconde, fino a creature metà uomini e
metà bestie, attingendo dalle sacre Scritture e dal mondo pagano. Proprio Bestiarium è il titolo scelto per la personale di VINICIO
PRIZIA e secondo appuntamento ( 26 novembre- 10 dicembre), di un lungo
calendario, al Muef Art Gallery a cura
di Francesco Giulio Farachi con l’organizzazione di Roberta Sole e Maurizio
Bedini. Vinicio Prizia è pittore, incisore e scultore, nato a Roma nel 1961, si
avvicina giovanissimo alle arti figurative e si diploma prima al liceo
Artistico e quindi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Arricchisce la sua
formazione con la frequenza degli studi artistici di diversi importanti
maestri. La sua prima esposizione è del 1977, cui fanno seguito numerosissime
mostre e partecipazioni, sia in Italia che all’estero. Dal 2002 al 2013 ha
svolto l’attività di Direttore Artistico e organizzatore del Centro per
l’Incisione e la Grafica d’Arte del Museo dell’Agro Veientano. Vive e lavora a
Formello (RM). Profondo conoscitore dell’anatomia umana ed animale, Prizia, nei
suoi lavori, crea dei “mariages” tra bipedi e quadrupedi ed ogni sua opera è contrassegnata da ironici
neologismi latini a descrizione dell’immagine fantastica ( “Explicans sex
pedis; Explicans caput piscis; Explicans
gibbo manus; Zebra pedis; Can-dito;
Canis danae bicefalo; Delphino
man; Cervus manibus”…e l’elenco sarebbe ancor più lungo). Un bestiarium moderno in cui la lezione
cubista di Picasso nello scomporre le anatomie assume in Prizia, morbidezze
antiche . Una pittura “divertissement” in cui ogni particolare anatomico sia
animale che umano si incastra come un puzzle a creare nuove tipologie visive
che provocano e sconcertano . Uno zoo
immaginifico e grottesco di un “Dio
bizzarro e burlone” che stravolge e rinnova il già creato. Così le corna di un
cervo sono mani aperte, il corpo di un cane bassotto altri non è che un dito, un
cobra insolente si erge su di una gamba, la pinna caudale di uno squalo è
sostituita dal lungo collo di una giraffa e si potrebbe continuare
ancora per tutti i venticinque lavori esposti.
Una mostra consigliata a chi subisce il fascino del “tutto è relativo”
in cui la fantasia è un orizzonte senza
limiti.
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