domenica 27 novembre 2016

VINICIO PRIZIA- IL BESTIARIO IMMAGINIFICO



Nel Medioevo il “bestiario” o bestiarium era una  particolare categoria di libri che raccoglieva immagini e brevi descrizioni relative ad animali reali o immaginari. La spiritualità visionaria medioevale creò “gargoyle” di ogni sorta, da figure demoniache a facce gioconde, fino a creature metà uomini e metà bestie, attingendo dalle sacre Scritture e dal mondo pagano. Proprio Bestiarium  è il titolo scelto per la personale di VINICIO PRIZIA e secondo appuntamento ( 26 novembre- 10 dicembre), di un lungo calendario, al Muef Art Gallery  a cura di Francesco Giulio Farachi con l’organizzazione di Roberta Sole e Maurizio Bedini. Vinicio Prizia è pittore, incisore e scultore, nato a Roma nel 1961, si avvicina giovanissimo alle arti figurative e si diploma prima al liceo Artistico e quindi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Arricchisce la sua formazione con la frequenza degli studi artistici di diversi importanti maestri. La sua prima esposizione è del 1977, cui fanno seguito numerosissime mostre e partecipazioni, sia in Italia che all’estero. Dal 2002 al 2013 ha svolto l’attività di Direttore Artistico e organizzatore del Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte del Museo dell’Agro Veientano. Vive e lavora a Formello (RM). Profondo conoscitore dell’anatomia umana ed animale, Prizia, nei suoi lavori, crea dei “mariages” tra bipedi e quadrupedi  ed ogni sua opera è contrassegnata da ironici neologismi latini a descrizione dell’immagine fantastica ( “Explicans sex pedis;  Explicans caput piscis; Explicans gibbo manus;  Zebra pedis;  Can-dito;  Canis danae bicefalo;  Delphino man; Cervus manibus”…e l’elenco sarebbe ancor più lungo).  Un bestiarium moderno in cui la lezione cubista di Picasso nello scomporre le anatomie assume in Prizia, morbidezze antiche . Una pittura “divertissement” in cui ogni particolare anatomico sia animale che umano si incastra come un puzzle a creare nuove tipologie visive che  provocano e sconcertano . Uno zoo immaginifico e grottesco  di un “Dio bizzarro e burlone” che stravolge e rinnova il già creato. Così le corna di un cervo sono mani aperte, il corpo di un cane bassotto altri non è che un dito, un cobra insolente si erge su di una gamba, la pinna caudale di uno squalo  è  sostituita dal lungo collo di una giraffa e si potrebbe continuare ancora per tutti i venticinque lavori esposti.  Una mostra consigliata a chi subisce il fascino del “tutto è relativo” in  cui la fantasia è un orizzonte senza limiti.





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