IL MARITO DI MIO FIGLIO
Secondo
appuntamento con la stagione teatrale 2015-2016 del Comune di Frosinone, “IL TEATRO CHE SPETTACOLO” e la commedia brillante “Il marito di mio figlio” scritta e diretta da Daniele Falleri. Mai
come in questo periodo l’argomento trattato è di grande attualità, il
matrimonio gay. Nell’Unione Europea sono quattordici gli stati che hanno
legiferato per riconoscere il matrimonio per le coppie gay. L’ultimo a dire sì
ai matrimoni tra omosessuali è stata la cattolicissima Irlanda con un
referendum. Il primo Stato a regolarizzare le unioni civili è stata la
Danimarca nel 1989 e la prima legge per il riconoscimento dei matrimoni è stata
approvata in Olanda nel 2001. Il primo matrimonio religioso è stato riconosciuto
in Svezia nel 2009. L’Italia
è l’unica delle sei nazioni fondatrici dell’Unione Europea a non riconoscere né
le unioni civili né i matrimoni per gli omosessuali. Questa breve premessa di
carattere socio- politico per sottolineare come siano cambiati i tempi e le
argomentazioni sulla famiglia. Il tema dell’omosessualità nello spettacolo
vanta precedenti noti sia nel teatro che
nel cinema, come dimenticare il film-cult “Il Vizietto” (1979) con la coppia
Tognazzi e Serrault? Tratto dalla pièce francese “La Cage aux Folles”(1973), a sua volta tradotta nel musical (1983) e nel film statunitensi “Piume di
struzzo”. Mutando i tempi e i costumi si delinea, vieppiù, la condizione omosessuale, non più
considerata un segreto da celare, ma condizione che rivendichi gli stessi diritti delle coppie etero, nella
fattispecie il matrimonio. La commedia
di ieri sera (30 novembre) parte da
questo “spunto” per esaminare il concetto di coppia a tutto tondo. Sette sono i protagonisti di questo lavoro
teatrale, nessun comprimario, che in vari flashback di taglio cinematografico e
con uno sguardo anche al musical, analizzano la loro vita e il perché delle
loro azioni. Giorgino ( Andrea Standardi
) e Michele (Ludovico Fremont) ,George
& Michael , per “strizzare l’occhio” al cantante gay, si conoscono dai tempi della scuola e
scoprendo di amarsi si vogliono sposare ,ma il problema è come dirlo ai
rispettivi genitori. Organizzano, nel loro appartamento, un incontro con loro e da questo momento
inizia la vera commedia degli equivoci e
delle rivelazioni. I due ragazzi hanno innescato la miccia di una bomba pronta
a scoppiare , svelando, involontariamente, gli altarini di due matrimoni solo
apparentemente “normali”. Per uno scherzo del fato il padre (Andrea Roncato) di Giorgino scopre di
essere l’amante della madre ( Eva
Grimaldi) di Michele, mentre la madre ( Eva Engleberth) , sempre di Giorgino, si rende conto che il suo
“ideale” di uomo sarebbe stato il padre di Michele (Pietro De Silva), più gentile e delicato rispetto alla sanguigna e
rude mascolinità del suo. Manca solo un personaggio alla quadratura del
cerchio, l’ex ragazza ( Roberta Garzia)
di Michele , usata per cercare di riportare alla “normalità” Giorgino. Battute a raffica e cambi di scena effettuati
dagli stessi attori , che trasformano la casa dei due innamorati in un bar dove
s’incontrano, in continui scambi di coppie, i vari protagonisti. Due famiglie
che si mettono a nudo nel loro quotidiano, con le loro frustrazioni, complessi
e vissuti irrisolti, fino al vero coup de théâtre…il padre di Michele capisce
di essere anch’egli un omossessuale con
le relative ed esilaranti conseguenze.
Due ore che si concludono con il famoso
lieto fine, i due giovani riescono a coronare il loro sogno d’amore siglato da
un balletto collettivo sulle note della canzone che aveva aperto la serata, “I
Am What I Am” ("sono
quel che sono"), autentico "inno gay". Superfluo ogni commento
sulla recitazione di tutti gli attori, conosciuti dagli appassionati di
cinema, fiction e teatro per la loro bravura e simpatia. Unica nota personale
del cronista, un particolare elogio a Ludovico Fremont, ad Eva Engleberth e Pietro De Silva perfettamente calati nei
loro personaggi. Un plauso anche al regista Falleri che con freschezza ha “indagato sull’istituzione della famiglia riesaminando ex novo tutto ciò che ci circonda
e che davamo per scontato”. Un Nestor,
sempre tutto esaurito, a cui la compagnia ha voluto tributare un omaggio, per
la calorosa e affettuosa accoglienza, con un selfie collettivo a conclusione di
una serata tutta da ridere.