sabato 6 febbraio 2016

SULLE ORME DI HILDE AD ALATRI







Tra i borghi più belli d’Italia vi è Scanno, paese di poco più di 1800 anime, in provincia de L’Aquila, ai confini col Parco Nazionale d’Abruzzo e rinomato come “città dei fotografi”. Immortalato da obiettivi famosi quelli di Cartier Bresson, Giacomelli, Berengo Gardin, Scianna, Jodice, di Erwitt, Saville e di Hilde Lotz-Bauer che fu la prima fotografa a far conoscere Scanno nel mondo, dopo che Pietro Di Rienzo fotografo nativo del luogo, aveva documentato per primo la vita quotidiana di questo incantevole paesino. Un altro fotografo, Romeo Fraioli, questa volta un ciociaro  di Arce, ha voluto ripercorrere le ORME DI HILDE immortalando con i suoi scatti il borgo abruzzese nella mostra che si è svolta questo pomeriggio nel chiostro di San Francesco ad Alatri. Le immagini di Fraioli riportano ad un mondo cristallizzato nelle sue tradizioni, nei volti arcaici delle donne, per lo più anziane, nei vicoli, nei costumi caratteristici, come se il tempo descritto da Hilde ai primi del novecento, sull’onda dei “gran tour”, si fosse fermato e avesse conservato inalterato il suo fascino arcaico. Se la Lotz-Bauer con la sua piccola Leica, ha documentato e raccontato  i volti e la vita quotidiana delle donne di Scanno, riprese portare in equilibrio sul capo le conche piene di acqua o grandi fascine di legna, lavorare la lana e il tombolo, oppure vestite con gli abiti della festa e le originali acconciature, negli scenari densi di atmosfera dell’incantevole borgo sul lago; Fraioli ha privilegiato i momenti di riposo e di incontro delle donne che sembrano quelle di allora. Ci sono donne nei vestiti tipici sedute sulla panchina a conversare, c’è quella che passeggia sola ed è ripresa di spalle o ancora quella che sta uscendo di casa con l’ombrello al braccio  tutta vestita di nero con un cappello che nella foggia ricorda il tricorno del prete. Ma è la sposa la grande protagonista delle foto della mostra, vestita nel costume locale, impreziosito da vari gioielli dell'oreficeria scannese,tra cui la spilla- ciondolo amuleto "l'amorino", a braccio dello sposo seguita in processione da altre coppie abbigliate alla stessa guisa e come nella più tipica tradizione italica, ormai anacronistica, ripresa con tutti gli invitati sul sagrato della chiesa nell’ancora consueto lancio del riso.  Sessanta grandi fotografie nel sempre fascinoso bianco e nero stampate su tela come quadri per narrare un mondo antico e contemporaneo, narrare sguardi giovani e antichi, narrare un panorama da presepio dove le vie sono scale e la pietra domina ovunque. Un invito a scoprire questo borgo in cui si respira una serenità atavica di cui la mostra, che durerà fino al 21 febbraio, è testimonianza e documento storico e che merita di essere visitata da chi abbia voglia di vivere le emozioni trasmesse dall’obiettivo attento e sensibile di Romeo Fraioli.









giovedì 4 febbraio 2016

KAIROS DI GIUSY MILONE











Dai “segni” di Fausto Roma alle “cere” di Giusy Milone, per il secondo appuntamento del nuovo anno alla Villa Comunale di Frosinone e la sua ARTE VISIVA CONTEMPORANEA. Un vernissage-sorpresa, ci si aspettava delle sculture invece gli occhi hanno potuto ammirare quadri nello stile informale alla Pollock, ma realizzati con colori di cera. Lo stile “informale” nasce nel dopoguerra (seconda guerra mondiale) sottraendosi al figurativo, alla geometria e al rigore matematico che caratterizzano l'Astrattismo e ne fu esponente di spicco Jackson Pollock, appunto. Una corrente dell’informale è l’action painting di cui la tecnica caratterizzante è il dripping, ossia sgocciolamento, ed è quello che connota i quadri della Milone. Uno sgocciolamento di cere colorate in vari strati, procedimento che potrebbe apparire casuale, ma che non lo è , nascendo da un concetto da sempre presente nella cultura occidentale, da Platone in poi: la polarità materia-forma, in cui vi è una precisa e studiata organizzazione della materia in forma. Nelle opere della Milone questo concetto è vivo e rappresentato con certosina maestria, nato da un bisogno di colore per prendere momentaneamente le distanze dalla monocromia della scultura per la quale è conosciuta nell’ambiente artistico. Lavori materici in cui l’immaginazione può creare “pareti di stalattiti”, “boschi con cascate”, “animali”, “miniere di pietre preziose”. La plasticità della cera, materiale compatto e corposo, assume qui una trasparenza emozionante nell’incontro dei colori, nella loro fusione e sovrapposizione e la visione è accompagnata dal suono cadenzato di una goccia che cade a simboleggiare la genesi della creazione , del Kairos ( “momento supremo”). La mostra chiuderà i battenti l’11 febbraio, ma resterà impressa a lungo nella memoria.