martedì 1 dicembre 2015

IL MARITO DI MIO FIGLIO



Secondo appuntamento con la stagione teatrale 2015-2016 del Comune di Frosinone, “IL TEATRO CHE SPETTACOLO” e la commedia brillante “Il marito di mio figlio” scritta e diretta da Daniele Falleri. Mai come in questo periodo l’argomento trattato è di grande attualità, il matrimonio gay. Nell’Unione Europea sono quattordici gli stati che hanno legiferato per riconoscere il matrimonio per le coppie gay. L’ultimo a dire sì ai matrimoni tra omosessuali è stata la cattolicissima Irlanda con un referendum. Il primo Stato a regolarizzare le unioni civili è stata la Danimarca nel 1989 e la prima legge per il riconoscimento dei matrimoni è stata approvata in Olanda nel 2001. Il primo matrimonio religioso è stato riconosciuto in Svezia nel 2009. L’Italia è l’unica delle sei nazioni fondatrici dell’Unione Europea a non riconoscere né le unioni civili né i matrimoni per gli omosessuali. Questa breve premessa di carattere socio- politico per sottolineare come siano cambiati i tempi e le argomentazioni sulla famiglia. Il tema dell’omosessualità nello spettacolo vanta precedenti  noti sia nel teatro che nel cinema, come dimenticare il film-cult “Il Vizietto” (1979) con la coppia Tognazzi e Serrault? Tratto dalla pièce francese “La Cage aux Folles”(1973),  a sua volta tradotta nel musical  (1983) e nel film statunitensi “Piume di struzzo”. Mutando i tempi e i costumi si delinea,  vieppiù, la condizione omosessuale, non più considerata un segreto da celare, ma condizione che rivendichi  gli stessi diritti delle coppie etero, nella fattispecie il matrimonio.  La commedia di ieri sera (30 novembre) parte  da questo “spunto” per esaminare il concetto di coppia a tutto tondo.  Sette sono i protagonisti di questo lavoro teatrale, nessun comprimario, che in vari flashback di taglio cinematografico e con uno sguardo anche al musical, analizzano la loro vita e il perché delle loro azioni. Giorgino ( Andrea Standardi ) e Michele (Ludovico Fremont) ,George & Michael , per “strizzare l’occhio” al cantante gay,  si conoscono dai tempi della scuola e scoprendo di amarsi si vogliono sposare ,ma il problema è come dirlo ai rispettivi genitori. Organizzano, nel loro appartamento,  un incontro con loro e da questo momento inizia la vera commedia degli equivoci  e delle rivelazioni. I due ragazzi hanno innescato la miccia di una bomba pronta a scoppiare , svelando, involontariamente, gli altarini di due matrimoni solo apparentemente “normali”. Per uno scherzo del fato il padre (Andrea Roncato) di Giorgino scopre di essere l’amante della madre ( Eva Grimaldi) di Michele, mentre la madre ( Eva Engleberth) , sempre di Giorgino, si rende conto che il suo “ideale” di uomo sarebbe stato il padre di Michele (Pietro De Silva), più gentile e delicato rispetto alla sanguigna e rude mascolinità del suo. Manca solo un personaggio alla quadratura del cerchio, l’ex ragazza ( Roberta Garzia) di Michele , usata per cercare di riportare alla “normalità” Giorgino.  Battute a raffica e cambi di scena effettuati dagli stessi attori , che trasformano la casa dei due innamorati in un bar dove s’incontrano, in continui scambi di coppie, i vari protagonisti. Due famiglie che si mettono a nudo nel loro quotidiano, con le loro frustrazioni, complessi e vissuti irrisolti, fino al vero coup de théâtre…il padre di Michele capisce di essere anch’egli un omossessuale  con le relative  ed esilaranti conseguenze. Due  ore che si concludono con il famoso lieto fine, i due giovani riescono a coronare il loro sogno d’amore siglato da un balletto collettivo sulle note della canzone che aveva aperto la serata, “I Am What I Am” ("sono quel che sono"), autentico "inno gay". Superfluo ogni commento sulla recitazione di tutti gli attori, conosciuti dagli appassionati di cinema, fiction e teatro per la loro bravura e simpatia. Unica nota personale del cronista, un particolare elogio a Ludovico Fremont, ad Eva Engleberth  e Pietro De Silva perfettamente calati nei loro personaggi. Un plauso anche al regista Falleri che con freschezza ha “indagato sull’istituzione della famiglia  riesaminando ex novo tutto ciò che ci circonda e che davamo per scontato”.  Un Nestor, sempre tutto esaurito, a cui la compagnia ha voluto tributare un omaggio, per la calorosa e affettuosa accoglienza, con un selfie collettivo a conclusione di una serata tutta da ridere.