IL GRANDE TEATRO DI EDUARDO AL NIDO DELL'ANGELO
Dopo alcuni mesi di silenzio rigenerante, torna la parola,
quella del teatro di Eduardo De Filippo, al Nido dell’Angelo di Luca Mauceri e Giovanni Valle. Una serata in cui la voce di Napoli si è fatta
sentire in tutte le sue sfumature, come lo è la città del Vesuvio: comica,
drammatica, strafottente, farsesca, malinconica, tenera, “ mariuola”. Una serata
affollata quella di ieri, dove i soliti
amici si sono amalgamati ai nuovi nella condivisione del bello, tipica della
casa di Via Amendola a Frosinone. Una trentina di persone sedute in ogni dove
anche per terra su cuscini in attesa di vivere la poesia, la musica, il teatro
e l’amicizia. Luca Mauceri ne è stato il mattatore per circa due ore,
incarnando la napoletanità di Eduardo e la sua profonda e famosa filosofia del
vivere. Prima di alzare il “sipario”,
l’accensione di rito della candela-faro a illuminare il viaggio dei presenti,
in questo caso, tra i vicoli e i rioni della città partenopea. Attore e
musicista, Mauceri, ha ormai intrapreso una brillante carriera artistica che lo
vede sulla ribalta di importanti teatri come Il Piccolo di Milano, il Teatro
Gobetti di Torino, il Teatro della Tosse di Genova e il Teatro Nuova Foce
Studio di Lugano. Dal 2003 collabora stabilmente con il Teatro dei Sensibili di
G. Ceronetti. Attore versatile, coinvolgente, ma anche pianista e compositore
di colonne sonore per il teatro, per video immagini, per istallazioni
artistiche. Ha al suo attivo sei dischi
( LUNARIA, TERRA MATTA, SULLE ROTTE DEL SOGNO, DICERIA DELL’UNTORE, SECRETS,
ROMENA, editi dalla Ema Records Firenze e dalla Valle Giovanni Ed. Mus.). Spente le
luci, accese le candele, sparse ovunque, davanti a un nero leggio illuminato
ecco Pulcinella , anzi Pulicenella, che rivive nella poesia (1949) di Eduardo
De Filippo ”…Pulicenella sapite chi è? …perepè, perepè, perepè…” Da Pulcinella all’ubriaco con “E allora bevo” sintesi dell’ “Hic et Nunc”. E’
la celebrazione del teatro di Eduardo, protagonista assoluto della serata. Lo
stesso De Filippo scrisse “L’Arte della Commedia” , opera facente parte della
raccolta CANTATA DEI GIORNI DISPARI, che a Napoli hanno valenza negativa, sono
quelli difficili del dopoguerra; Luca ne ha recitato il prologo, affine nei contenuti al pensiero pirandelliano…”In
teatro la suprema verità è stata, è e
sarà sempre suprema finzione”. Dopo le parole, le note quelle di “ Napul’ è”
del compianto Pino Daniele, cantate e suonate al piano da Luca che ha reso omaggio
ad un’ altra grande icona napoletana anche con “Voglio o’ mar” e “ Tu dimmi
quando, quando”. Appena all’inizio di
una ancor lunga carrellata di testi tutti vissuti intensamente dall’attore e
dal pubblico in uno scambio emozionale che è continuato con due poesie sempre
di Eduardo: “A’mbrugliata”, amara considerazione che i tempi moderni sono come
una matassa imbrogliata che nessuno ha interesse di sbrogliare e
“L’Imputata” scritta nel 1973 in occasione del colera di Napoli,
l’imputata è la cozza, o meglio ‘a cozzeca, altro sonetto di denuncia che fu
pubblicato all’epoca su L’Unità e in cui De Filippo immaginava la cozza subire
un processo per aver causato il morbo. Al magistrato che l’accusa la “cozzeca”
risponde, a sua discolpa, di mangiare quello che le arriva dell’esterno…la merda!
Il clou della performance è stato in assoluto il lungo monologo “De Pretore
Vincenzo”, tema centrale è quello della giustizia e della
“delinquenza” giovanile causata dall’ignoranza e dalla fame. Problematiche
sociali che stavano particolarmente a cuore al grande attore. Diventato
senatore a vita s’impegnò per i giovani conosciuti al Filangeri di Napoli ( istituto di rieducazione
minorile), devolvendo i guadagni delle sue recite. Non mancano note di
tenerezza, con le poesie dedicate alla sorella Titina (1966) , al mare e
all’amore, concludendo con “Io vulesse truvà pace”, dove la pace non è quella
eterna, ma suprema aspirazione nella vita terrena , senza più gli affanni del
quotidiano come in un’eterna primavera. Instancabile, Mauceri, come a teatro,
per i lunghi applausi, ha concesso il bis con la poesia “A B C D”, ricordo
affettuoso e malinconico dell’infanzia quando si era tutti uguali anche nella
“calligrafia”. Il consiglio del
cronista, innamorata da sempre del suo teatro , è di andare a rileggerne i testi datati, sì, ma sempre di estrema attualità per riviverne le emozioni
e per far rivivere un grandissimo attore che ha reso grande non solo la sua
Napoli, ma tutta l’Italia!