I RICORDI E L'OBLIO- Omaggio a Marcello Mastroianni
La Ciociaria
è terra di storia, di cultura, di mito, di arte, di modelle di grandi pittori e
di attori. Uno tra tutti anche se meno rappresentativo, nel paragone con
Nino Manfredi, ma indiscutibilmente il più internazionale e che ha dato maggior lustro alle sue origini: MARCELLO MASTROIANNI. Proprio con la sua figura di uomo e di
artista si è conclusa ieri sera, 19 agosto, la fortunatissima rassegna TEATRO TRA LE PORTE del Comune di
Frosinone. Omaggio doveroso ed intimamente sentito, nato dalla penna di un’eccellenza
cittadina quella del Professor AMEDEO DI
SORA, attore, scrittore, drammaturgo, fondatore (1984) e direttore
artistico della sua personale compagnia “
Teatro Dell’Appeso” che ha come fine principale la ricerca più che la mera
produzione di spettacoli e l'organizzazione di stage, laboratori,
conferenze-spettacolo per studenti, insegnanti ed operatori teatrali e
culturali. Un lavoro quello di ieri che ha evidenziato principalmente l’aspetto
umano del grande attore di Fontana Liri, attraverso un percorso-amarcord dei
suoi incontri professionali e privati messi in luce da stralci di interviste di
grandi nomi del giornalismo ( Enzo Biagi, Costanzo Costantini e non solo) fatte a
Mastroianni e a chi per amore o lavoro era entrato in relazione con lui. Un
percorso della memoria in cui nessuno è stato dimenticato nell’attenta e minuziosa ricerca biografica e recupero di emozioni da parte del Di Sora. Grandi figure cinematografiche sono
riapparse nell’immaginario collettivo: Fellini, De Sica, Loren, Troisi, Deneuve,
Faye Dunaway, Gassman, Anita Ekberg. Una vita, quella di Mastroianni, ricca di
fama, ma soprattutto di grandi affetti, quello per Fellini, che considerava più di un fratello, un compagno di sogni, legati dallo stesso destino di “due
naviganti aggrappati alla stessa zattera in balia delle onde”. L’affetto per
Vittorio De Sica, lo “zio importante” quello con i capelli grigi che preferiva
il casinò ad Ava Gardner. L’ammirazione incondizionata per Vittorio Gassman che
avrebbe voluto vedere come Presidente della Repubblica Italiana per la sua
immensa cultura e la sua figura apprezzata a livello internazionale. Gli
amori per tutte le sue donne, prima fra tutte la moglie Flora Carabella, che
gli diede Barbara e da cui non volle mai divorziare perché convinto cattolico,
per la Deneuve madre di sua figlia Chiara, la Dunaway che da lui voleva il
matrimonio e dei figli.
Il legame di profonda affettività e di complicità con la Loren, lo stesso di due “vecchi amanti”
che non lo sono più, dal quale Gino Paoli, dopo una serata di gala in loro
compagnia, trasse ispirazione per la canzone “Noi che non ci siamo accorti”
cantata da Di Sora con
la stessa intensità e simile vocalità del cantautore genovese. Un viaggio nel mondo
di Mastroianni accompagnato anche dalle musiche più rappresentative della sua
lunga carriera, quelle di 8 e mezzo,
de La dolce vita, di Ginger e Fred, di Splendor, di Oci ciornie eseguite
dall’affiatato ed emozionante duo, Nicoletta
Evangelista (piano) e Stefano
Spallotta (chitarra acustica). Un lavoro teatrale dal taglio cinematografico, anche nella proiezione di scene tratte dai suoi film più famosi, con continui flashback, che ha coinvolto il pubblico, sempre numeroso ed attento, proiettandolo anche nel rapporto con la sua terra, il suo paese, Fontana Liri, con le sue origini arpinate, i suoi parenti con i quali parlava in dialetto ciociaro e, che come lui, erano dei grandi artisti, lo zio Umberto famoso scultore e il fratello Ruggero uno dei più grandi montatori cinematografici italiani e anch’egli attore. Uomo fondamentalmente pigro fisicamente, ma dalla mente sempre attiva e curiosa, amante dei viaggi, ironico, sornione, legato profondamente al teatro, suo primo amore, che considerava come un “tempio”; attore senza regole didattiche alla Stanislavskij, che non condivideva e non capiva; eterno “bambino” anche nella frenesia di spendere per case, sparse in tutto il mondo, e automobili tra cui una Rolls Royce e un taxi inglese, che a settantadue anni diceva di “non sentirsi vecchio perché aveva avuto la fortuna di lavorare sempre”e che considerava la vita come una festa continua. Antidivo tanto da fargli dire “ un attore fa di tutto per diventare celebre, poi quando lo diventa si mette gli occhiali da sole per non farsi riconoscere”. Questo era il nostro Marcello, un uomo che non si prendeva mai sul serio, leggero soprattutto, ma di quella leggerezza che non scivolava mai nella superficialità. La stessa leggerezza che Andrea Di Palma, Stefania Maciocia, Patrizia Minatta e Amedeo di Sora sono riusciti a trasmettere, con le loro voci narranti, riguardo ad un uomo ed un’epoca cinematografica che hanno fatto il vanto di un’Italia ormai scomparsa, in cui professionalità e creatività erano il biglietto da visita per il mondo intero!