ITINERARI PIANISTICI: IL PIANOFORTE NEL NOVECENTO
Due appuntamenti pianistici nella Sala Paris del
Conservatorio Licinio Refice di Frosinone per la rassegna didattica intitolata
Itinerari Pianistici: il 25 maggio con “Il Pianoforte nell’Ottocento”, ieri
pomeriggio con “Il Pianoforte nel Novecento”. La Prof.ssa Elisa Petone, coordinatrice di questa mini rassegna, ha
presentato i quattro momenti musicali del XX° secolo attraverso un breve
excursus riguardante la musica dell’epoca e più precisamente sui quattro
compositori eseguiti: Ravel, Bartòk, Petrassi e Gershwin. Un itinerario geografico-musicale partito
dalla Francia e approdato negli Stati Uniti, passando per l’Ungheria e
l’Italia.
In una Parigi da
sempre culla di vivacità culturale e meta di studio per compositori di tutto il
mondo, M.Ravel, nel 1905, compose la
raccolta Miroirs ( Specchi) di cui fa parte ALBORADA DEL GRACIOSO, primo
ascolto del pomeriggio eseguito da Erika
Astolfi. “Miroirs è una raccolta di pezzi per pianoforte che segna un
cambiamento considerevole nella mia evoluzione armonica, al punto da
disorientare perfino i musicisti che fino ad allora erano più abituati al mio
stile”...queste le parole dello stesso Ravel per descrivere la sua creatura, di
cui Alborada, dalla forte pulsazione ritmica, è un ritorno alle sue origini,
era nato ai confini con la Spagna, attraverso le sonorità evocative di una
notte spagnola.
Dalla Francia all’Ungheria per l’ascolto della SUITE OP.14 (1916) di B. Bartòk eseguita da Cecilia Paialunga. L’Ungheria era una
zona periferica nel panorama musicale europeo e conobbe il suo periodo di gloria proprio con
Bartòk che attraverso un lavoro di ricerca capillare tra le musiche folkloriche
magiare diede nuova linfa alle sue creazioni nella ricerca di nuove sonorità.
La sua Suite, tuttavia, non risente di queste contaminazioni popolari ed è
divisa in quattro brani, i primi tre particolarmente veloci in una scrittura che pare inarrestabile e
l’ultimo dal “respiro” più disteso, rarefatto con atmosfere quasi sospese.
L’Italia è stata rappresentata dalla PARTITA di G. Petrassi ,suonata da Alessia Pepe. Pur essendo un lavoro giovanile (1926), si rivela di
notevole interesse, poiché consente di conoscere le influenze stilistiche che
caratterizzarono la prima formazione musicale del compositore romano. Divisa in
quattro movimenti (Preludio, Aria, Gavotta, Giga), presenta una singolare
commistione di stili e linguaggi, dagli sfarzi timbrici settecenteschi, al
lirismo romantico con richiami al neoclassicismo di Stravinsky. Petrassi fu
sempre legato a questa composizione, tanto da ricavarne alcuni temi per la sua più
celebre e complessa Partita per orchestra, brano che lo proiettò con grande
successo nel panorama musicale internazionale.
La conclusione è
affidata al “Nuovo mondo”, nella fattispecie, alla New York di G. Gershwin con il suo lavoro più
rappresentativo, LA RAPSODIA IN BLU, al piano Diego Abballe. L’America guardava con interesse e quasi soggezione
ai compositori europei considerati punti di riferimento e di emulazione. La
Rapsodia si avvalse al suo debutto di un grande battage pubblicitario che
contribuì al suo enorme successo rimasto inalterato fino ai giorni nostri. Il
brano fu inizialmente pensato dall'autore per due pianoforti, ma debuttò nel
versione per piano e big band nel 1924
all'Aeolian Hall, tra il pubblico alcuni grandi della musica del tempo, tra cui
Fritz Kreisler, Igor Stravinsky, Sergej Rachmaninov e Leopold Stokowski. Un
pezzo dove convivono l’anima classica e il jazz in un caleidoscopio musicale
sintesi dell’America stessa e della sua modernità.
E’ un vero peccato che realtà come quelle di ieri pomeriggio
vengano usufruite solo dagli addetti ai lavori o da chi, come chi scrive, ha l’abitudine di “affacciarsi”
in Conservatorio per essere sempre aggiornata sulle varie attività musicali interne, sarebbe auspicabile che ci fosse una maggiore apertura verso la cittadinanza al fine di far
conoscere anche i giovani musicisti come quelli che si sono prodotti ieri
pomeriggio e che hanno dimostrato di avere tutti i numeri per un brillante
futuro da concertisti, un augurio che spero non rimanga "vox clamantis in deserto"!