mercoledì 27 maggio 2015

ITINERARI PIANISTICI: IL PIANOFORTE NEL NOVECENTO




Due appuntamenti pianistici nella Sala Paris del Conservatorio Licinio Refice di Frosinone per la rassegna didattica intitolata Itinerari Pianistici: il 25 maggio con “Il Pianoforte nell’Ottocento”, ieri pomeriggio con “Il Pianoforte nel Novecento”. La Prof.ssa Elisa Petone, coordinatrice di questa mini rassegna, ha presentato i quattro momenti musicali del XX° secolo attraverso un breve excursus riguardante la musica dell’epoca e più precisamente sui quattro compositori eseguiti: Ravel, Bartòk, Petrassi e Gershwin.  Un itinerario geografico-musicale partito dalla Francia e approdato negli Stati Uniti, passando per l’Ungheria e l’Italia.
 In una Parigi da sempre culla di vivacità culturale e meta di studio per compositori di tutto il mondo, M.Ravel, nel 1905, compose la raccolta Miroirs ( Specchi) di cui fa parte ALBORADA DEL GRACIOSO, primo ascolto del pomeriggio eseguito da Erika Astolfi. “Miroirs è una raccolta di pezzi per pianoforte che segna un cambiamento considerevole nella mia evoluzione armonica, al punto da disorientare perfino i musicisti che fino ad allora erano più abituati al mio stile”...queste le parole dello stesso Ravel per descrivere la sua creatura, di cui Alborada, dalla forte pulsazione ritmica, è un ritorno alle sue origini, era nato ai confini con la Spagna, attraverso le sonorità evocative di una notte spagnola.
Dalla Francia all’Ungheria per l’ascolto della SUITE OP.14 (1916)  di B. Bartòk eseguita da Cecilia Paialunga. L’Ungheria era una zona periferica nel panorama musicale europeo  e conobbe il suo periodo di gloria proprio con Bartòk che attraverso un lavoro di ricerca capillare tra le musiche folkloriche magiare diede nuova linfa alle sue creazioni nella ricerca di nuove sonorità. La sua Suite, tuttavia, non risente di queste contaminazioni popolari ed è divisa in quattro brani, i primi tre particolarmente veloci  in una scrittura che pare inarrestabile e l’ultimo dal “respiro” più disteso, rarefatto con atmosfere quasi sospese.
L’Italia è stata rappresentata dalla PARTITA di G. Petrassi ,suonata da Alessia Pepe.  Pur essendo un lavoro giovanile (1926), si rivela di notevole interesse, poiché consente di conoscere le influenze stilistiche che caratterizzarono la prima formazione musicale del compositore romano. Divisa in quattro movimenti (Preludio, Aria, Gavotta, Giga), presenta una singolare commistione di stili e linguaggi, dagli sfarzi timbrici settecenteschi, al lirismo romantico con richiami al neoclassicismo di Stravinsky. Petrassi fu sempre legato a questa composizione, tanto da ricavarne alcuni temi per la sua più celebre e complessa Partita per orchestra, brano che lo proiettò con grande successo nel panorama musicale internazionale.
 La conclusione è affidata al “Nuovo mondo”, nella fattispecie, alla New York di G. Gershwin con il suo lavoro più rappresentativo, LA RAPSODIA IN BLU, al piano Diego Abballe. L’America guardava con interesse e quasi soggezione ai compositori europei considerati punti di riferimento e di emulazione. La Rapsodia si avvalse al suo debutto di un grande battage pubblicitario che contribuì al suo enorme successo rimasto inalterato fino ai giorni nostri. Il brano fu inizialmente pensato dall'autore per due pianoforti, ma debuttò nel versione per piano e big band nel  1924 all'Aeolian Hall, tra il pubblico alcuni grandi della musica del tempo, tra cui Fritz Kreisler, Igor Stravinsky, Sergej Rachmaninov e Leopold Stokowski. Un pezzo dove convivono l’anima classica e il jazz in un caleidoscopio musicale sintesi dell’America stessa e della sua modernità.

E’ un vero peccato che realtà come quelle di ieri pomeriggio vengano usufruite solo dagli addetti ai lavori o da chi, come chi scrive, ha l’abitudine di “affacciarsi” in Conservatorio per essere sempre aggiornata sulle varie attività musicali interne, sarebbe auspicabile che ci fosse una maggiore apertura verso la cittadinanza al fine di far conoscere anche i giovani musicisti come quelli che si sono prodotti ieri pomeriggio e che hanno dimostrato di avere tutti i numeri per un brillante futuro da concertisti, un augurio che spero non rimanga "vox clamantis in deserto"!

sabato 23 maggio 2015

IL SECOLO GALANTE ATTRAVERSO LA TAFELMUSIK






E’ calato il sipario sulla Settimana Mozartiana terracinese, ma prima dell’arrivederci al prossimo anno, l’instancabile Presidente Di Girolamo ha voluto fare un regalo, a chi con tanto impegno e amore ha partecipato alla kermesse, con una Tafelmusik tutta volta a ricreare il soggiorno (1770) a Terracina del genio di Salisburgo. Nulla è stato lasciato al caso per rendere doveroso omaggio a chi, da secoli, ci permette di godere delle sue musiche divine. Figuranti in costumi settecenteschi hanno fatto rivivere i due giorni in cui i Mozart, padre e figlio, hanno soggiornato nella città pontina prima di riprendere il loro viaggio per Napoli. In Piazza Garibaldi ha sostato l’antica carrozza dei Mozart, richiamando l’attenzione di cittadini e turisti e dalla quale sono scesi Leopold, Amadeus e due prelati che , in processione, si sono diretti verso La Corte del Valadier, per l’occasione trasformata nell’antica locanda della Posta che li ospitò. La Corte del Valadier fu commissionata al famoso architetto e urbanista romano da Papa Pio VI e comprendeva, nel contesto del quartiere della Marina che stava sorgendo, la costruzione di una chiesa e di un convento annesso per la promozione di vocazioni sacerdotali e l’educazione scolastica dei giovani di Terracina. Oggi è sede dell’Istituto Professionale di Stato “Alessandro Filosi”  PER  I SERVIZI COMMERCIALI, TURISTICI, SOCIALI e ALBERGHIERI i cui studenti e docenti hanno dato vita ad una gustosissima cena, degna dei ristoranti più stellati, tutta volta alla riscoperta dei sapori locali e con richiami alla musica mozartiana. La Tafelmusik è un gradevole e funzionale connubio tra la musica e la tavola, luogo deputato di riunioni conviviali a carattere  enogastronomico. Essa nasce nelle corti e nelle residenze nobiliari per allietare pranzi e banchetti. La musica agiva da sottofondo venendo spesso sommersa da un confuso vociare, dagli ordini imperiosi dei cerimonieri, dai rumori di posate e stoviglie e dagli strilli delle servette. In Germania fu Telemann uno dei primi compositori a dare vita a questa consuetudine. Più tardi Mozart inserì nella scena XIII del “Don Giovanni” una propria  Tafelmusik  affidandola ad un gruppo di fiati. Esattamente così è avvenuto ieri sera, nella “Locanda Leporello”, il Quintetto Aquilegia ( Carlotta Raponi-flauto;  Emanuela Scardamaglia-oboe;  Andrea Antonelli-corno; Michele Secci-clarinetto e Mirko Nunziante-fagotto) ha allietato i presenti, tra cui, graditissimo ospite il M° Wolfgang Leibnitz e consorte, con musiche mozartiane e canzoni della tradizione napoletana in ricordo del famoso viaggio. Il quintetto si è alternato con la splendida voce del soprano Lillina Moliterno accompagnata al piano-tastiera dalle due valentissime Federica Simonelli e Catia Rocci, già ascoltate in precedenti concerti della rassegna.  Un impegno notevole per ricreare le atmosfere del secolo galante e di ciò bisogna ringraziare caldamente la sapiente e dotta regia di Bruno Di Girolamo e augurargli buon lavoro a venire e sempre grandi successi.

venerdì 22 maggio 2015

WOLFGANG LEIBNITZ ENTUSIASMA TERRACINA



Con l’appuntamento di stasera, al Santuario della Delibera di Terracina, siamo giunti alla vigilia della conclusione di una Settimana Mozartiana veramente perfetta per organizzazione e contributi musicali. Un appuntamento particolarmente importante che vede protagonista un pianista di fama internazionale, Wolfgang Leibnitz  ( Meerane, Sassonia,  1936,  ha iniziato a studiare il pianoforte a sei anni e si è esibito pubblicamente a undici. Ha acquisito la maestria della tastiera dal  suo maestro Claudio Arrau di cui è stato per anni il pupillo, i critici lodano la sua "genialità pianistica e maturità musicale", la sua "grande naturalezza" e "tutta la sua perfezione tecnica”. Dal 1961 vive a Monaco di Baviera, il suo repertorio comprende l'intera gamma della letteratura pianistica compresa quella contemporanea, è esemplare interprete di  Debussy e Mozart . Nel 1988 ha fondato il Trio Leonardo. I tour di concerti come solista, accompagnatore e musicista da camera, lo hanno portato in molti paesi europei, in  Sud America e Arabia Saudita. E’ membro del complesso, come  solista, della Filarmonica di Monaco).   Un breve saluto, prima del concerto,  del Presidente dell’AMI di Terracina, M° Bruno Di Girolamo, che ha voluto ringraziare anzitutto i Padri Cappuccini che così gentilmente e pazientemente hanno messo a disposizione delle serate musicali la loro chiesa, le persone che hanno dato il loro contributo alla riuscita dei concerti e convegni, i musicisti  che si sono succeduti nelle varie serate e i compositori che con la loro musica immortale hanno permesso   la realizzazione di tutto ciò. Il programma non prevedeva solo Mozart, anche Haydn, Chopin e Ravel, diversissimi tra loro , ma legati dall’eccellenza pianistica. La Sonata in mi bemolle maggiore n.59  Hob.XVI/49 ( Allegro non troppo - Adagio e Cantabile-Tempo di minuetto) , fu composta (1789-1790) da Haydn per Marianne von Genzinger , la moglie del medico della famiglia Esterházy nella quale egli prestava servizio come compositore e kapellmeister. La sua parabola creativa abbraccia circa mezzo secolo avendo come punto di partenza le tradizioni vocali e strumentali del tardobarocco austriaco e tedesco da cui si allontanerà progressivamente per compiere una sintesi originalissima che sfocerà nella creazione della sinfonia e quartetto moderni , gettando così le basi per il classicismo musicale. La Sonata n. 59 condivide un certo stile intimo con altri lavori composti per la von Genzinger , con la quale iniziò, nel 1789, una relazione platonica assai intensa,  è considerata una delle sue più belle sonate le quali avranno una visibile influenza su Beethoven. Da un inizio brillante e vivace e assai difficile tecnicamente (Allegro non troppo) si passa al movimento centrale (Adagio e cantabile) facilmente riconoscibile dalla sua idea melodica che nella parte centrale assume accenti drammatici, il minuetto finale è più sviluppato rispetto ai canoni tradizionali. E’ la volta del “padrone di casa” con la sua Fantasia  in do minore K. 475 (1785) che è la quarta ed ultima delle sue composizioni consimili scritte nello stile dell’improvvisazione. Un inizio con l’Adagio dal tema misteriosamente interrogativo come un minaccioso addensarsi di nubi che racchiude una sorprendente concezione sinfonica  della scrittura pianistica;  l’Allegro irrompe all’improvviso con il suo tema agitato per poi mutare in un tono galante dai deliziosi arpeggi; l’Andantino è aperto da un’idea semplice e graziosa che assume gradatamente toni sempre più gravi e patetici per sfociare nel Più Allegro finale dalle tonalità  dell’allegro precedente.
Breve intervallo e la musica riparte da F. Chopin (1810-1849) uno dei grandi maestri della musica romantica, definito “poeta del pianoforte”, egli inventò la forma musicale nota come ballata strumentale e apportò innovazioni ragguardevoli alla sonata per pianoforte, alla mazurca, al valzer, al notturno, alla polonaise, allo studio, all'improvviso, allo scherzo e al preludio. Il M° Leibnitz ha proposto la Sonata n.2 in si bemolle minore op. 35 (Grave: Doppio movimento-Scherzo-Marcia funebre: Lento-Finale: Presto). La Sonata  nata intorno alla Marcia funebre, che ne costituisce il terzo movimento, fu composta già nel 1837. In una lettera a Fontana dell'agosto del 1839 da Nohant, Chopin scrive: “Sto componendo una Sonata in si bemolle minore in cui si troverà la Marcia funebre che tu già conosci. C'è un Allegro, poi uno Scherzo in mi bemolle minore e, dopo la Marcia, un piccolo finale, non molto lungo - tre pagine della mia scrittura - in cui la mano sinistra chiacchiera all'unisono con la mano destra” ,la Marcia funebre, dunque, non è solamente il fulcro emozionale della Sonata e la sua pagina più celebre,  è l'anima e il senso stesso dell'intera composizione. La conclusione è affidata a M. Ravel (1875- 1937), il cui brano più celebre per orchestra è certamente il  Boléro,  molto nota è anche l'orchestrazione, realizzata nel 1922, dei Quadri di un'esposizione di Modest Mussorgsky. Egli stesso descrisse il suo Boléro come "una composizione per orchestra senza musica". Le orchestrazioni di Ravel sono da apprezzare in modo particolare per l'utilizzo delle diverse sonorità e per la complessa strumentazione. Ravel fu influenzato non solo da Debussy, ma anche dalla musica russa e spagnola, e dal jazz degli Stati Uniti, è considerato impressionista al pari di Debussy. Quando il compositore statunitense George Gershwin incontrò Ravel, gli parlò del desiderio di studiare, se possibile, con lui e quest'ultimo rispose: "Perché dovresti essere un Ravel di secondo livello quando puoi essere un Gershwin di primo livello?   Il suo Ondine, da Gaspard de la nuit, è il pezzo che conclude la serata. Quando si parla di Gaspard de la nuit, ogni pianista si spaventa: non solo per l’atmosfera terrificante e surreale che Ravel riesce ad evocare, ma anche, e soprattutto,  per l’estrema difficoltà tecnica richiesta all’esecutore, tanto che il brano è considerato fra le pagine in assoluto più impegnative di tutto il repertorio pianistico. Ispirata all’omonima raccolta di Aloyisius Bertrand, poeta maledetto fra i principali ispiratori di Charles Baudelaire. Ondine nel poema è una sirena che, rivolgendosi ad un uomo, gli descrive, cantando, il suo mondo fantastico, tentando di sedurlo. Quando poi egli le risponde che ama una donna mortale, la creatura dapprima piange, poi scoppia a ridere e si dissolve nel nulla. Ravel coglie l’atmosfera misteriosa e oscura del poema, e sviluppa all’interno del brano i suoi personaggi. La composizione inizia con una serie di accordi ripetuti molto velocemente e in una sonorità misteriosa, oscura e “acquatica”, figurazione che sarà la base di tutto il brano e che ben richiama all’ immaginazione dell’ascoltatore i “tetri raggi della luna”, la “bella notte stellata” e il “bel lago dormiente” descritti nel poema. Un brano di forte impatto emotivo ed evocatico che Leibnitz è riuscito perfettamente a trasmettere al pubblico. Interprete di grande personalità e dall’ottimo controllo del suono ad ogni esecuzione egli si è calato nello spirito dei compositori con estrema duttilità, perfezione tecnica e suono cristallino dimostrando che l’esercizio musicale mantiene giovani nello spirito e nel fisico. Applausi calorosissimi ad un “giovane anziano” della tastiera e un bis scintillante con uno Studio di Chopin!




mercoledì 20 maggio 2015

OLTRE IL CONCERTO





Prosegue ,nel terzo appuntamento con la Settimana Mozartiana di Terracina, l’approfondimento della figura del grande salisburghese attraverso il suo carteggio. Dopo il convegno illuminante sul rapporto Da Ponte- Mozart , questa sera si è “sbirciato tra la corrispondenza segreta di Mozart” nel programma che ha visto come protagoniste le sue lettere e la sua musica in un’alternanza di voce e pianoforte.  Per  introdurre l’argomento della serata il Prof. Enzo Rosato (membro del direttivo dell'AMI di Terracina e vicepreside del locale liceo "Leonardo da Vinci”) ha letto la prima lettera , quella che Mozart scrisse al padre per il suo compleanno (Mannheim 8 novembre 1777): “Non so scrivere in modo poetico: non sono un poeta. Non so distribuire le frasi con tanta arte da far loro gettare ombra e luce: non sono un pittore. Non so neppure esprimere i miei sentimenti e i miei pensieri con i gesti e con la pantomima: non sono un attore. Ma posso farlo con i suoni: sono un musicista”. Iniziano così l’esplorazione  della personalità di Mozart, dei suoi aspetti più nascosti di uomo e musicista e la conoscenza, attraverso i suoi scritti, della vita sociale e culturale degli ambienti aristocratici delle corti europee del 1700.Attraverso l’epistolario noi apprendiamo le impressioni del giovane musicista quando, a Venezia, ancora quattordicenne, scopre i piaceri delle maschere e della festa; ci stupiamo della sua indifferenza a Bologna di fronte ad uno dei maggiori idoli del momento, il cantore evirato Carlo Broschi Farinelli; ma ne apprezziamo anche la sua ansia di libertà da ogni forma di potere costituito, sia familiare che politico. Ne è testimonianza la fitta corrispondenza col padre Leopold che cercava di distoglierlo dalla decisione di abbandonare il suo servizio alle dipendenze dell’arcivescovo di Salisburgo, Colloredo. Un rapporto quello tra Leopold e a Amadeus conflittuale di “odio-amore” specie da parte del padre che richiamava sempre all’ordine e ai suoi doveri  il figlio attraverso un meccanismo malato ed egoistico di ricatto morale…”e preferisci lasciare il tuo vecchio padre nell’indigenza…a tuo padre con i suoi 58 anni ben si addice affannarsi per un compenso miserabile e provvedere con fatica e con sudore al necessario per te e tua sorella… ( Salisburgo 23 febbraio 1778)”. Di contro Wolfgang , mantenendo sempre un alto rispetto verso il padre,  ribadiva, nelle sue risposte, il profondo bisogno di libertà sia nel lavoro che negli affetti…” i nobili non possono mai sposarsi secondo i propri desideri e per amore, bensì  solo sempre per interesse…noi invece povera gente comune non solo dobbiamo scegliere una moglie che amiamo e che ci ama, bensì possiamo e vogliamo sceglierla proprio così… (Mannheim 7 febbraio 1778)”. Pur essendo consapevole del suo altissimo valore musicale Mozart era sempre alla ricerca di conferme e di gratificazioni e ne è chiara dimostrazione la lettera al padre del  primo maggio 1778 da Parigi in cui riferisce di un incontro musicale a casa della duchessa De Chabot in cui prima di poter suonare dovette aspettare in una grande stanza gelata priva di camino senza possibilità di scaldarsi, tuttavia con le dita gelate,  il freddo in tutto il corpo e il mal di testa , suonò ugualmente…” finalmente ho suonato su quel miserabile, pessimo pianoforte, ma la cosa peggiore che la signora e tutti quei signori non hanno smesso neppure per un attimo di disegnare….e così ho suonato per le sedie, la tavola e i muri…Mi dia pure il miglior pianoforte d’Europa e per, uditori, gente che non capisce niente o che non vuol capire niente e che non ascolta insieme a me quel che suono, ed io, allora perderò qualsiasi piacere di suonare…”.  Un Mozart seppure nell’affanno continuo di guadagno…. “Dio! Sono in una situazione che non augurerei al mio peggior nemico e se lei mio carissimo amico e fratello mi abbandonasse  io infelice e innocente sarei perduto, insieme alla mia povera moglie ammalata e al mio bambino…( lettera a Michael Puchberg, Vienna 12 luglio 1789)”, non perde mai la speranza ed il suo umore gioioso ed affettuoso… “Carissima amatissima mogliettina ho trovato con somma gioia e piacere la tua lettera…l’opera  ( Il Flauto Magico n.d.r.) è stata rappresentata col teatro pieno e con gli applausi e bis consueti…mi sono divertito sino alla fine… ( Vienna 8 e 9 ottobre 1791)”, sarebbe morto appena due mesi dopo! Questi sono i passaggi più significativi di una lettura più ampia (dieci lettere) interpretata dalla Prof.ssa  Evelina Di Dio (laureata  in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, insegnate presso il Liceo Scientifico “Vito Volterra” di Ciampino, dottorato di ricerca all’Università “Tor Vergata” di Roma, doppiatrice, attrice, ha lavorato con la Compagnia del Teatro Stabile di Sardegna e per il Festival di Todi) con la quale ha incantato i presenti. Ogni lettura è stata intervallata da momenti musicali mozartiani e, precisamente, dalla Sonata KV358 ( Allegro- Adagio- Molto presto) per pianoforte a quattro mani; dall’Allegro della Sinfonia KV 550 n.40 e dall’Allegro della Piccola Serenata Notturna KV 525 nella trascrizione a quattro mani, eseguiti  con estrema bravura e sensibilità nel tocco ed empatia da Catia Rocci ( diplomata in pianoforte e clavicembalo al Conservatorio “Refice” di Frosinone con M. Clementina Martinez e con Maria Clotilde Sieni, ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento con insigni musicisti, ha conseguito il Master di MusicArterapia  presso l’Università di "Tor Vergata" a Roma. Svolge intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero come solista, in formazione cameristica e in duo con la clavicembalista M.C. Sieni, nel 2006 ha ottenuto il premio “ Vinicio Mancini” e nel 2007 il diploma d’onore al TIM) e da Federica Simonelli ( ha iniziato lo studio del pianoforte a sette anni, diplomandosi brillantemente al Conservatorio “Respighi” di Latina, ha studiato il repertorio di musica da camera con Velia De Vita e Luisa De Robertis, nel 1996 è stata invitata al Festival Internazionale di Exeter in Inghilterra, in qualità di solista ha suonato con l’Orchestra Pontina e l’Orchestra Giovanile di Saarbrucken in Germania. Recentemente ha  registrato ed inciso in video per la Rai , attualmente è Presidente dell’Associazione Anxur Musica di Terracina). Anche questa serata è stata una gradevole conferma  della genialità di Mozart oltre che delle sue grandi qualità umane.

martedì 19 maggio 2015

SULLE TRACCE DI UN GENIO MUSICALE


Nel secondo appuntamento della Settimana Mozartiana di Terracina la musica cede momentaneamente il posto alla poesia attraverso il convegno di lunedì 18 presso l' Auditorium di S. Domenico, “Sulle tracce di un genio musicale”, dedicato quasi esclusivamente al librettista di Mozart, Lorenzo Da Ponte. Per presentare la figura del sacerdote veneto, al secolo, Emanuele Conegliano  ( 1749- 1838), si sono alternati tre docenti universitari di Roma ed un compositore e docente del Conservatorio di Frosinone: Giovanni La Rosa, Rino Caputo, Luca Bassi e Antonio D’Antò. Un “quartetto” di chiara fama che ha donato il proprio contributo e le proprie eccellenze per evidenziare e sottolineare una personalità variegata come quella di Da Ponte relegata ingiustamente all’esclusivo ruolo di librettista mozartiano. Il primo contributo a ciò è stata la proiezione del docufilm realizzato dal Prof. La Rosa ( novecentista ha  svolto una intensa attività drammaturgica per conto di Scuole Superiori e dell’Università, dal 1990 è collaboratore del Centro di Lingua e Cultura Italiana della Scuola IAD presso l’Università di Tor Vergata) una carrellata di immagini e versi ( “L’urlo” di P.P. Pasolini e “Nuvole” favola di G. La Rosa) per ricreare il percorso di vita di Da Ponte da Venezia agli Stati Uniti dove creò, a New York, la cattedra di Letteratura Italiana alla Columbia University . Nella sua vita avventurosa che lo portò in giro per l’Europa e alla fine anche in America, da Ponte fu un instancabile divulgatore della lingua e letteratura italiane specie di Dante Alighieri. Della sua figura di fine letterato, e non solo, fu anche stampatore, editore, libraio, ha ampiamente parlato il Prof. Rino Caputo (professore ordinario di Letteratura Italiana dell'Università di Roma “Tor Vergata”, ha pubblicato saggi e volumi su Dante, Petrarca, Manzoni e il primo romanticismo italiano, Pirandello e sulla critica letteraria italiana e nordamericana contemporanea) svincolandolo dal ruolo di semplice librettista. “La poesia della musica e la musica della poesia” questi erano Da Ponte e Mozart, un connubio perfetto che li portò a creare tre capolavori assoluti : Le Nozze di Figaro, Così fan tutte e il Don Giovanni.  Da Ponte era consapevole del suo valore tanto da diventare scomodo nell’ambiente letterario non risparmiando polemiche verso  librettisti meno dotati di lui,  fu un  poeta  dal verseggiare facile padroneggiando il linguaggio di Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso,  Metastasio  presenti sempre nei suoi libretti operistici. L’italiano era lingua ufficiale e universale delle opere liriche e non solo, tutta l’Europa colta dell’epoca  parlava il nostro idioma, lo stesso Mozart ne conosceva le più sottili sfumature. Le sue “Memorie”( 1827) scritte in forma di romanzo hanno una grande valenza letteraria al pari di quelle di G.B. Vico, P. Giannone, C. Goldoni e Casanova.  L’intervento del Prof. Bassi (ricercatore presso l'Università di Roma 2 e, in cotutela, presso la LMU di Monaco di Baviera sta conducendo dal 2011 un'approfondita ricerca su Lorenzo Da Ponte e la sua produzione librettistica e poetica. Si occupa di librettistica del XVIII° sec. e ha seguito, nel 1994, un corso di musicologia con Roman Vlad)  ha delineato sempre più il rapporto Da Ponte- Mozart  a partire dal loro incontro avvenuto grazie al banchiere Raymund  von Plankestern Wetzlar  il quale possedeva  una lussuosa residenza sulla Hohe Brücke, a Vienna, meta di frequenti visite di Wolfgang, ansioso di ottenere  incarichi e commissioni grazie all’influenza del ricco ospite, ebreo  massone, convertitosi al Cristianesimo nel 1779, Lorenzo si trovava nella medesima condizione e per lo stesso motivo, frequentava la residenza del banchiere. Un incontro che cambierà per sempre  prospettive e approccio al  testo/musica nell’Opera, indissolubilmente legate l’uno all’altra,  reciprocamente dipendenti.  Nei quattro anni che vanno dal 1786 al 1790, il pubblico viennese e  quello praghese, ebbero il privilegio di assistere a quello che  probabilmente è tra i più alti momenti della produzione operistica di  sempre.  Pur nelle loro personalità tanto diverse , ma compatibili, crearono un’alchimia perfetta tra verso e musica  che convergerà nella loro  straordinaria trilogia italiana. La conclusione più logica a questo illuminante convegno è la guida all’ascolto proposta dal M° D’Antò (compositore e docente di Armonia presso il Conservatorio “L. Refice” di Frosinone, docente di Composizione nei Trienni e Bienni presso il medesimo Istituto, alterna l’attività di compositore a quella di direttore d’orchestra dedicandosi in particolare alla musica moderna e contemporanea , ha fondato e tuttora dirige il coro da camera “D. Paris”.  Le sue composizioni sono state eseguite in Italia e all’estero da importanti interpreti) con il primo movimento dalla Sinfonia K550 n. 40 e con l’Aria di Leporello dal Don Giovanni. Da compositore , D’Antò, ha spiegato all’uditorio che esistono due modelli compositivi quello di Mozart e quello di Beethoven. Mozart metteva sul pentagramma la musica solo dopo averla interamente creata e organizzata nella sua mente, tant’è che non esistono correzioni nelle sue partiture ed è questo che lo ha reso genio assoluto; Beethoven invece, “artigiano” della musica, nel senso più alto del termine, procedeva con appunti che segnava non appena aveva l’idea musicale fino alla loro correzione e rielaborazione finale. Due procedure estremamente diverse ma che hanno generato capolavori straordinari.  L’ascolto dell’Allegro Molto ( esecuzione di N. Harnoncourt  con la Chamber Orchestra of Europe) pone l’accento sulla tripartizione della tonalità, dal sol min al fa diesis min in un continuo dialogo fra archi e fiati in cui l’oboe prende il posto dell’organo e dove l’esposizione viene ripetuta due volte, proprio per permettere la memorizzazione del motivo principale, per poi passare allo sviluppo del tema musicale.  L’Aria di Leporello ,“Madamina il catalogo è questo…”,è divisa in due sezioni: un inizio “sfrontato” ( Allegro) in cui il basso-baritono o basso srotola l’elenco delle conquiste del suo padrone in un conteggio da “ragioniere” a cui segue una parte più “delicata”( Andante con moto) in cui  descrive le sue preferenze e le sue modalità d'approccio, destando così l'orrore di Donna Elvira. Nel gorgheggio finale di Leporello “…Voi sapete quel che fa” c’è tutta l’allusione al rapporto carnale trattato da Mozart con inconfondibile grazia ed eleganza.  Si conclude così un appuntamento altamente istruttivo adeguato  all’importanza dell’Associazione Mozart  che sarebbe auspicabile ramificasse in tutta Italia, Frosinone compresa, per dare l’opportunità a chi ama il genio salisburghese di approfondirne la conoscenza grazie a contributi elevati come quelli di questa sera.


mercoledì 13 maggio 2015

Altre montagne



domenica 10 maggio 2015

I SOLISTI DEL SAN CARLO EMOZIONANO TERRACINA


Dal Santuario della Madonna della Delibera di Terracina è decollata, sabato 9 maggio alle ore 20,30, la SETTIMANA MOZARTIANA 2015.  Un Santuario che ha origini antiche ed  è noto per custodire un’immagine sacra della Madonna con Bambino molto venerata dai fedeli, immagine che è esposta nello stesso luogo da oltre otto secoli mentre precedentemente era custodita in una piccola edicola rurale. Di impianto ottocentesco la chiesa sarà uno dei luoghi dove si svolgeranno i concerti e i convegni  in onore e ricordo del grande salisburghese. Il 9 maggio è una data storica per Terracina poiché è accertato che i Mozart padre e figlio vi trascorressero la notte del 1770 in attesa di ripartire per la destinazione di Napoli e, in virtù di ciò,   è stato scelto come punto di partenza dei concerti organizzati dall’AMI ( Associazione Mozart Italia) che da due anni, sta operando per la diffusione della musica mozartiana soprattutto in ambito giovanile, organizzando concerti nelle scuole per avvicinare sempre più i ragazzi all’ascolto della musica classica. Coerentemente con la scelta della data anche la scelta dei concertisti è stata dettata dal ricordo del viaggio mozartiano in terra italica e se egli si recò a Napoli, questa sera Napoli è giunta a Terracina rappresentata dai SOLISTI DEL SAN CARLO ( Daniele Baione violino, Giuseppe Navelli violino, Filippo Dell’Arciprete viola,  Aurelio Bertucci violoncello, Giuseppe Romito oboe).
A presentare il programma della serata il Prof. Carmelo Palella che ha introdotto  i presenti  al percorso del viaggio dei Mozart attraverso la proiezione di immagini e all’ascolto con la lettura critica e storica dei brani in esecuzione : il Quartetto n.30 KV 370 in Fa Maggiore per oboe (1781) e il Quintetto KV 581 in La Maggiore “Stadler” per clarinetto (1789).
Il Quartetto per oboe fu composto da Mozart a Monaco di Baviera nel 1781  per Friedrich Ramm, uno dei maggiori oboisti del suo tempo la cui bellezza, rotondità, morbidezza e chiarezza di suono dissiparono i dubbi del compositore circa la sonorità troppo nasale dello strumento al quale il salisburghese preferì comunque sempre il clarinetto. Nella forma tripartita il quartetto si apre con l’Allegro in cui l’oboe predomina in tutta la pagina seguito dall’Adagio in re minore, breve ma assai concentrato nel potere espressivo e il Rondò finale  giocato sugli incastri ritmici fra l'oboe e gli archi, un'eleganza dal  gusto francese che ne fanno un capolavoro di scrittura cameristica. L’oboe del M° Romito ha eguagliato, se non superato, tutte le emozionanti qualità del suo predecessore settecentesco.
Nel brano successivo  fa il suo ingresso nell’organico il M° Di Girolamo, Presidente dell’AMI di Terracina. Allievo  del M° Fernando Gambacurta presso il Conservatorio di S. Cecilia in Roma e tecnica orchestrale con F. Ferrara a Venezia. Ha effettuato tournèes in tutto il mondo con “I Virtuosi di Roma”, è stato primo clarinetto solista nell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra Regionale Toscana, le prestigiose Orchestre della RAI: Milano, Roma, Alessandro Scarlatti di Napoli, nonché dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e recentemente del Teatro S. Carlo di Napoli, collaborando con i più celebri direttori d’orchestra del nostro tempo: Muti, Pretre, Aronovitch, Bernstein, Giulini, Sinopoli, Sawallisch, Markevitch, Previtali, Zecchi, Zoltan Pesko, Patanè, Vittorio Gui, Gavazzeni, Freccia, Lorin Maazel, Daniel Oren,  ed altri. Musicista scrupoloso, dotato di una tecnica virtuosistica non comune, si è specializzato nel repertorio per clarinetto dal periodo classico fino al ‘900 storico esibendosi come solista e in formazioni cameristiche presso importanti Istituzioni Musicali in Italia e all’Estero: Germania, Francia, Inghilterra, Belgio, Giappone, USA….E’ il fondatore e direttore artistico anche dell’Associazione Anxur Musica.

Il Quintetto per clarinetto e archi K. 581 fu terminato di comporre  nel settembre 1789 a Vienna, in un periodo di gravi difficoltà economiche per Mozart, nonostante l'anno precedente avesse scritto le tre grandi sinfonie K. 543, K. 550 e K. 551(Jupiter), “Sono in condizioni che non augurerei al mio peggior nemico” - scrive Mozart , ma niente di quella  tristezza e disperazione si avverte nel suo lavoro che egli chiamò Stadler-Quintett, perché composto per l'abilissimo clarinettista Antonio Stadler. Usato per la prima volta in tutta la sua estensione, il suono del clarinetto, morbido, sensuale, agile e melodioso, si mescola con la dolcezza degli archi, creando una serena atmosfera primaverile, espressione di una superiore visione dell'arte, ma è soprattutto nel larghetto che emerge il canto elegiaco del solista trasmettendo nell’ ascolto tutta la “tenerezza della voce di Dio”,L'Allegretto finale è formato da un tema in tempo di marcia, cui seguono cinque variazioni in un fresco alternarsi di giochi timbrici tra gli archi e il clarinetto. Inutile spendere parole sulla bravura e coesione dei Solisti, sarebbero inadeguate rispetto alle forti emozioni di cui hanno pervaso tutto l’ambiente, i prolungati e calorosissimi applausi sono stati più eloquenti di ogni commento verbale. La citazione di Torquato Tasso  “ La musica è una delle vie per le quali l'anima ritorna al cielo" mai come in questo caso fu più appropriata!

venerdì 8 maggio 2015

FLASHBACK ANAGNI PARTE PRIMA

Anagni vanta una storia millenaria, la leggenda la annovera tra le città saturnie, le cinque città della Ciociaria fondate dal dio Saturno (Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino, quest'ultima detta anche Antino), sottomessa dai Romani nel 306 a.C., divenne prefettura e poi municipio. L’epoca per la quale è principalmente conosciuta è quella medievale, fu libero comune e nel XIII secolo cadde sotto la signoria dei Caetani. In questo periodo visse una fase di straordinario splendore, dando alla Chiesa ben quattro papi e divenendo residenza pontificia, tanto da meritare l'appellativo di "Città dei Papi" (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII)  il suo nome, però, resta indelebilmente legato a Papa Bonifacio VIII e all’episodio dello “schiaffo”. Per tenere sempre viva l’importanza storica della città, il Professor Gioacchino Giammaria, Presidente dell’ Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale, da quarant’anni è impegnato nella ricerca storica e nello studio degli avvenimenti legati a Bonifacio VIII e questo pomeriggio alle ore 17, nell’Auditorium comunale anagnino ( ex Chiesa di Sant’Antonio Abate) ne ha dato ampia dimostrazione nella conferenza del ciclo "Flashback Anagni parte prima" organizzata dalla giovanissima ( 20 novembre 2014) Associazione Culturale Anagnia Redit nata dalla volontà e dal forte impegno civile di sette studenti  anagnini (Presidente : Davide Salvati; Vice Presidente: Enrico De Carolis; Segretario Amministrativo: Davide Aulino; Consiglieri: Filippo Del Monte, Paolo Morabito, Claudia Piscitelli e Gianmarco Piccinilli).
La figura di Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, fu particolarmente controversa , ultimo Papa teocratico, segna il confine tra  Medioevo e Rinascimento. Pur avendo fatto la storia di Anagni, paradossalmente, non si ha certezza che vi sia nato e non si ha neppure sicurezza sulla sua data di nascita (tra 1225 e 1235), il suo cognome ne rivela comunque le origini legate alla città di Gaeta. I Caetani,  famiglia di “milites ecclesiae”, di piccola nobiltà locale legata alla terra con mire espansionistiche per l’acquisizione del titolo di signori feudali , accrebbe le sue ricchezze grazie ai forti legami con la Chiesa nelle persone di Pietro Caetani vescovo di Todi, prima, e di Bonifacio poi.  Uomo di grande cultura giuridica, B. studiò ad Anagni presso la scuola della cattedrale e fu canonico oltre che della città ciociara anche di Todi , uno dei massimi esperti della Curia romana fu avvocato concistoriale, notaio e cancelliere . Divenuto cardinale fu investito del ruolo diplomatico che svolse in Francia e in Inghilterra accrescendo così il suo prestigio e le sue ricchezze. Eletto Papa il 24 dicembre 1294, dopo la grande rinuncia di Celestino V, ebbe un pontificato complesso sia dal punto di vista spirituale che temporale, in un periodo storico di forte transizione in cui gli stati europei si stavano evolvendo da monarchie feudali a stati nazionali, dove la politica interna e estera diventava sempre più indipendente dal potere temporale della chiesa, Bonifacio si oppose fortemente a tali mutamenti, cercando di ristabilire il primato papale. Per queste sue posizioni, in netta controtendenza rispetto al suo tempo, Papa Bonifacio VIII fu uno dei pontefici più controversi e discussi del medioevo sia durante il suo pontificato sia nei secoli successivi.  Con l’enciclica del 22 febbraio 1300 indisse il Giubileo del “Grande perdono” trasformando Roma in una nuova Gerusalemme godendo così di un periodo di gloria personale e di tregua con i suoi nemici, specie i Colonna in conflitto con lui per l’acquisizione delle  terre di Ninfa e di Norma.
Alla famiglia Colonna, alleata con la Francia di Filippo il Bello,  infatti è legato il famoso episodio dello “schiaffo di Anagni”. All'inizio di settembre del 1303 Guglielmo di Nogaret , Sciarra Colonna e Rinaldo di Supino, entrati indisturbati in Anagni, riuscirono a catturare il papa dopo un assalto al palazzo pontificio e per tre giorni Bonifacio restò nelle mani dei congiurati, che non risparmiarono ingiurie alla persona del pontefice, infliggendogli  così uno “schiaffo” morale, non certo fisico essendo egli protetto dalle sue guardie personali: un templare e un giovannita,  dal quale uscì prostrato nella psiche e nel fisico già provato dalla calcolosi renale che lo affliggeva da tempo. Liberato dagli anagnini rientrò il 25 settembre a Roma sotto la protezione della famiglia Orsini morendo sedici giorni dopo e  lasciando traccia indelebile del suo passaggio terreno anche grazie al Sommo Poeta che nella Divina Commedia lo collocò nel girone infernale dei simoniaci (Inferno, Canto XIX, 52-57), riscattandolo poi nel XX° canto del Purgatorio.




Questa la sintesi dell’excursus storico di Giammaria a cui ha fatto seguito l’intervento della Dottoressa Federica Romiti, Responsabile Conservatore per i Servizi Museali di Palazzo Bonifacio VIII, del quale ha ampiamente descritto l’aspetto strutturale e storico con il supporto di immagini .
Il Palazzo di Bonifacio VIII, costruito su terreno paterno da papa Gregorio IX, della famiglia Conti,  a partire dagli inizi del Duecento, fu secondo alcuni studiosi completato unitariamente prima del 1227 e nel 1297 l’edificio passò alla proprietà di papa Bonifacio VIII e della sua famiglia. Nella prima metà del XIII secolo un massiccio intervento trasformò in palazzo alcune precedenti strutture, consistenti in almeno due case e una torre, con la partecipazione di maestranze federiciane. Il corpo principale del palazzo si presenta all’esterno come una tipica residenza baronale di inizio 1200: due grandi arcate in pietra, una scalinata esterna laterale che dà accesso al primo piano e nella parte superiore cinque bifore, con la triplice funzione di abbellire la facciata, dare luce all’interno ed alleggerire la struttura muraria. Una fase costruttiva posteriore aggiunse l’ala a sinistra del corpo principale, collegando i due edifici con un arco a sesto acuto (oggi murato). La prima sala è divisa in due parti da un grande arco in pietra terminante su interessanti capitelli con elementi architettonici cistercensi. Attualmente l’unico accesso al piano superiore è assicurato da una scala elicoidale in pietra, posta all’interno di quello che una volta era un torrione. Al termine della scala una balaustra dà accesso alle sale principali, i cui nomi rimandano ai temi pittorici degli affreschi in esse contenuti. La sala degli scacchi:  in cui sono rappresentate forme quadrilobate che inscrivono delle scacchiere, con fiori ad otto petali elicoidali contenuti negli spazi intermedi. Nonostante la prima interpretazione fosse araldica (in riferimento all’aquila scaccata della famiglia Conti), oggi si crede che le scacchiere rappresentino più semplicemente l’omonimo gioco: su una scacchiera infatti si fronteggiano due eserciti, è l’arte della guerra, la summa della strategia militare, di esclusivo appannaggio della classe nobiliare. La sala delle oche:  in cui sono rappresentati volatili generalmente individuati come oche. Osservando più attentamente si nota invece una grande variabilità morfologica, basti guardare alla lunghezza del becco, del collo ed alla forma del corpo degli uccelli. Ne risulta una sorta di atlante su parete della cacciagione dell’epoca (pivieri, trampolieri, pernìci, ecc.). Considerando il probabile periodo di esecuzione degli affreschi (XIII secolo) è d’obbligo riferirsi alla cultura contemporanea, in particolare alla singolare attenzione naturalistica federiciana. La classificazione dei volatili è così data da un confronto diretto con l’aviofauna descritta nel trattato sulla falconeria “De arte venandi cum avibus”, attribuito a Federico II. La sala dello schiaffo: reca affreschi romboidali al cui interno sono raffigurati fiori ad otto petali, circoscritti da cornici floreali già presenti nelle decorazioni dei palazzi imperiali dell'antica Roma.

Anche se il periodo di maggior splendore lo conobbe durante il pontificato di Bonifacio VIII, Anagni  reca ancora tutto il fascino del medioevo nell’integrità dei suoi monumenti  preservati dall’impegno costante e appassionato degli amministratori e di cittadini innamorati della sua unicità… l’invito di chi scrive è di scoprire questo tesoro per goderne tutte le bellezze storiche, architettoniche e  paesaggistiche.

sabato 2 maggio 2015

PRESENTAZIONE PROGRAMMA SETTIMANA MOZARTIANA 2015 DI TERRACINA




Nella Chiesa, sconsacrata,  di San Domenico a Terracina (LT), si è svolta, sabato 2 maggio,  la conferenza stampa di presentazione della SETTIMANA MOZARTIANA 2015 organizzata dal Presidente dell’AMI (ASSOCIAZIONE MOZART ITALIA) di Terracina, M° Bruno Di Girolamo. La Chiesa di San Domenico è un gioiello del XIII secolo,  la sua architettura è quella adottata, in genere, dagli Ordini Mendicanti e derivata dalle forme delle abbazie cistercensi del Lazio meridionale,  nel 2003, dopo un’apposita transazione con la Curia vescovile, è passata nella piena disponibilità del Comune di Terracina ed è stata quindi avviata la procedura per il restauro dell’intero complesso, ultimato nel 2012,  per la sua valorizzazione funzionale a scopo culturale divenendo a tutt’oggi Auditorium Comunale.
Presenti alla conferenza stampa oltre al Presidente Di Girolamo, il Dott. Sebastiano Leonardi ( Consigliere AMI), il Dott. Nicola Procaccini ( Sindaco di Terracina), il Rev. Maurizio Di Girolamo (Consigliere AMI), il Dott. Valentino Giuliani ( Consigliere Provincia di Latina) e il Dott. Emilio Perroni ( Assessore alla Cultura di Terracina). Nel dare il saluto di benvenuto ai presenti  Di Girolamo ha tenuto a precisare che Terracina rientra nel circuito internazionale di commemorazioni mozartiane al pari di Salisburgo, Vienna, Rovereto, San Pietroburgo, Kyoto ecc., per  un tributo doveroso al genio musicale del salisburghese accresciuto dall’onore della sosta di un Mozart  quattordicenne ( 10-11 maggio 1770) nella vecchia locanda di Terracina  durante il suo viaggio verso Napoli. Non a caso è stata scelta la data del 9 maggio come giorno di apertura della Settimana Mozartiana con un concerto dei Solisti del San Carlo di Napoli per commemorare la sua presenza in suolo terracinese. Dopo aver esposto il programma il Presidente ha convogliato il discorso sull’argomento del giorno: l’Expo di Milano e con accenti di simpatica ironia ha puntato il dito sulla proposta del Ministro Dario Franceschini di candidare la “pizza” invece che l’opera lirica a patrimonio dell’umanità…”eppure noi siamo il paese del belcanto….persino quel “bon vivant” di Rossini avrebbe faticato a comprendere: come l’impasto  con mozzarella e pomodoro anteposto al suo Barbiere di Siviglia? Negli enormi spazi dei teatri cinesi, coreani e giapponesi , l’italiano è una lingua venerata; Verdi e Rossini fanno il tutto esaurito e i nostri orchestrali sono accolti come star. Malgrado ciò mai nessun ministro italiano della Cultura si è recato a Tokyo per rendersi conto dell’enorme successo che ha la lirica in Giappone. Anche in Europa la lirica e la classica in genere hanno più riconoscimenti che in Italia. Siamo il paese  del melodramma, nel bene e nel male, ora speriamo che padiglioni, pasta e persino pizza ci aiutino a recuperare coscienza del nostro tesoro musicale”.  Di Girolamo ha concluso con una citazione da Rossini: “Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne, chi la lascia fuggire senza averne goduto è un pazzo”
Il Sindaco Procaccini nel suo intervento ha speso parole di elogio e ringraziamento all’AMI per il suo costante impegno culturale garantendo il sostegno economico dell’amministrazione attraverso l’ imposta di soggiorno propriamente finalizzata al finanziamento di eventi a rientro turistico e ha concluso augurando buon lavoro e buona riuscita del progetto. La parola è passata quindi all’Assessore Perroni  che ha sottolineato l’importanza dell’avvenimento mozartiano grazie al quale è stata possibile la riapertura al pubblico di importanti monumenti terracinesi: l’Auditorium di San Domenico,  il Santuario della Madonna della Delibera e la Corte del “Valadier” scenari appropriati all'importanza delle musiche in programma.  “La musica classica è un valore a prescindere è fondante di una comunità e di una nazione” con questa frase di Giuseppe Verdi è intervenuto il Dott. Giuliani ringraziando l’AMI che ha portato la Musica a Terracina e auspicando la nascita di un’orchestra giovanile locale nella promessa di stimolare le amministrazioni provinciale e regionale all’incremento di sempre nuove iniziative culturali al fine di fornire costante  energia e “carburante” a persone come Di Girolamo.
Una settimana intensa sia sul piano musicale che letterario, verrà presentato un Mozart pubblico, ma anche privato,  “sbirciando” nella sua corrispondenza segreta e  attraverso la figura del suo storico librettista Lorenzo Da Ponte. La “kermesse” si concluderà venerdì 22 maggio alle ore 20 con il TAFELMUSIK “A cena con Don Giovanni” , perché la “tavola” e la musica sono i momenti di socializzazione per eccellenza a partire dalla cultura ellenistica divenendo Musica di genere nel  600-700 grazie all’apporto musicale di Georg Philipp Telemann compositore e organista tedesco e fondatore del Collegium Musicum di Lipsia. Lo stesso Rossini dopo la decisione di ritirarsi dall’ambiente musicale  (1829) continuò a comporre, per il genere da “Tavola”,  brevi pezzi per pianoforte  intitolati ad antipasti e dessert ( intervento del Dott. Leonardi) …qui è il caso di dire “Cicero pro domo sua”!

In conclusione  l’elenco degli appuntamenti musicali con Mozart e non solo:
SABATO 9 MAGGIO ORE 20,30 (SANTUARIO DELIBERA): SAN CARLO SOLOISTS  MOZART QUARTETTO KV 370 PER OBOE ; QUINTETTO KV 581 PER CLARINETTO

LUNEDI’ 18 MAGGIO ORE 20,30 (AUDITORIUM SAN DOMENICO): SULLE TRACCE DI UN GENIO MUSICALE : LE MEMORIE DI LORENZO DA PONTE; LORENZO DA PONTE E W.A. MOZART  LA MAGIA IRRIPETIBILE; LORENZO DA PONTE NON SOLO IL LIBRETTISTA  DI MOZART; CLASSICHE ARCHITETTURE MOZARTIANE -UNA GUIDA ALL’ASCOLTO

MARTEDI’ 19 MAGGIO ORE 20,30 (AUDITORIUM SAN DOMENICO) : OLTRE IL CONCERTO- SBIRCIANDO TRA LA CORRISPONDENZA SEGRETA DI W.A.MOZART

MERCOLEDI’ 20 MAGGIO ORE 20,30 (SANTURIO DELIBERA): DUO VIOLINO- PIANOFORTE :  MOZART SONATA KV304; BRAHMS SONATA OP 108 N 3; DE SARASATE  ROMANZA ANDALUSA- INTRODUZIONE E TARANTELLA OP 43- ZINGARESCA OP 20

GIOVEDI’ 21 MAGGIO ORE 20,30 (SANTUARIO DELIBERA): WOLFGANG LEIBNITZ – PIANOFORTE:  HAYDN SONATA N 59; MOZART FANTASIA KV475- SONATA KV 576; CHOPIN SONATA N2; RAVEL ONDINE

VENERDI’ 22 MAGGIO ORE 20,00 (CORTE DEL “VALADIER”) : TAFELMUSIK “ A CENA CON DON GIOVANNI”

INFORMAZIONI TEL: 0773-702877     3465140170